Dopo la pessima accoglienza riservatagli dai contestatori domenica, a Dublino, oggi Tony Blair non firmerà copie del suo libro di memorie nell’incontro previsto col pubblico presso la libreria Waterstone di Londra: “Sono stato davvero felice di incontrare i miei lettori a Dublino – ha annunciato nel suo sito l’ex primo ministro –  ed ero ansioso di ripetere questa esperienza a Londra. Tuttavia ho preso la decisione di rinunciare all’appuntamento per autografare copie del mio libro perché non voglio che il pubblico venga  infastidito dall’inevitabile disturbo arrecato dai contestatori. So che la Polizia di Londra, come sempre, avrebbe fatto un ottimo lavoro tenendo sotto controllo i disordini, ma non desidero che le forze di polizia si sobbarchino una fatica extra solo per la presentazione di un libro.
Sono profondamente dispiaciuto per coloro, la maggioranza, come al solito, che avrebbero voluto venire a farsi firmare il libro da me, in persona. Spero che comprendano
.”

Dominic Myers, direttore della libreria londinese, confermando la decisione di Blair, ha dichiarato: “Il nostro lavoro di librai consiste nel portare i libri ai nostri clienti e anche, ove possibile, nel far loro incontrare gli autori. E’ un peccato che, per le azioni che potrebbero essere messe in atto da una minoranza, i nostri clienti non siano ora in grado di incontrare un tre volte primo ministro del Regno Unito, il cui libro è diventato per il nostro negozio l’autobiografia più venduta di tutti i tempi“.

Pare che, in questi giorni, non solo la polizia, ma anche i commessi delle librerie inglesi abbiano avuto un gran da fare: sono infatti impegnati a riportare continuamente le copie di “Un viaggio” (questo il titolo del libro di Blair) al loro posto, negli scaffali dedicati alle autobiografie. Fra i contestatori di Blair è infatti presente un gruppo di qualche migliaio di persone che ha aderito all’iniziativa intitolata “Subversively move Tony Blair’s memoirs to the crime section in bookshops” (Andate in libreria e spostate le memorie di Tony Blair nella sezione “Crimine”).

Blair, secondo l’Independent, era riuscito finora “a sopravvivere, senza riportare gravi danni, al fuoco di fila di domande dei grossi calibri del giornalismo“, ma “alla fine, è stata la grandinata di scarpe e uova che lo ha salutato al primo appuntamento per firmare copie del suo libro di memorie che l’ha convinto a sospendere il giro promozionale che aveva in programma“.

Intanto Lindsey German, rappresentante di “Stop the War”, ha accolto la decisione di Blair,  a suo parere “troppo spaventato” per farsi vedere, come una vittoria degli attivisti che, tuttavia, non rinunceranno a farsi sentire anche a Londra. Naturalmente non alla presentazione pubblica, che è stata sospesa, ma al party privato per il lancio del libro che si terrà oggi alla Tate Modern Gallery.
Forse la location ha ispirato gli organizzatori della protesta che, secondo “The Bookseller”, hanno espresso il desiderio che l’evento sia “il più artistico possibile” e invitano quindi i partecipanti ad intervenire muniti di maschere e altro materiale, anche recuperato da vecchie manifestazioni.
Un comunicato nel sito di  “Stop the War” sostiene che Tony Blair “sa di non potere apparire in pubblico senza dover affrontare le proteste di chi gli rinfaccia i suoi crimini di guerra” e che “sta scappando terrorizzato, ma non può nascondersi“.
Stop the War invita a spostare la protesta alla Tate Modern” prosegue il comunicato “al momento del party, al quale parteciperanno certamente Alistair Campbell, Jack Straw, Peter Mandelson e altri criminali di guerra“.  Seguono ora, indirizzo e indicazioni per arrivare al luogo della manifestazione.

Infine, sotto forma di indovinello, un riferimento all’intervista di Blair al Daily Telegraph di ieri, in cui l’ex primo ministro ha criticato l’approccio, troppo morbido nei confronti del crimine e delle pene detentive, del nuovo ministro della giustizia, Kenneth Clarke:
“Domanda:
Chi ha detto: “Bisogna mettere in prigione coloro che meritano di starci“?
Risposta:
Tony Blair, il 6 settembre 2010“”
Il resto è sottinteso.

Severi commenti di Buckingham Palace e degli opinionisti dei principali quotidiani britannici finora non pervenuti, ma stiamo all’erta.

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