Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, riferirà in aula a fine settembre sulla situazione politica dopo la crisi apertasi nella maggioranza. Lo ha riferito il capogruppo del Pd, Dario Franceschini al termine della conferenza dei Capigruppo dando un giudizio positivo sul fatto che ci sia “un passaggio parlamentare” sulla situazione del Pdl. Ma in aula Berlusconi potrebbe voler invocare le dimissioni del presidente della Camera. Secondo Italo Bocchino “sarebbe un vulnus gravissimo. E non sarebbe costituzionalmente possibile”, ha detto lasciando la riunione dei capigruppo.

Nella capigruppo è arrivato anche lo scontro tra Pdl e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Durante la riunione di questa mattina il capogruppo Fabrizio Cicchitto ha sottolineato la situazione di incompatibilità rispetto al partito in cui verrebbe a trovarsi Fini, diventato, ha sottolineato, di parte e non più garante. Il presidente dell’Assemblea di Montecitorio ha replicato che la questione posta non riguarda il ruolo della Capigruppo e quindi non ha ritenuto necessario dare risposte. Fini ha preso atto della dichiarazione di Cicchitto ma “non considero necessario dare alcuna risposta in questa sede”, ha detto.

Cicchitto ha spiegato l’attacco a Fini. “Poniamo il problema della contraddizione fra il ruolo di presidente della Camera e quello di leader politico non perché egli è stato eletto dalla maggioranza di centrodestra con la quale è subentrato un qualche dissenso, ma perché è venuta meno la distinzione dei ruoli di presidente della Camera e di leader politico. Oggi il presidente Fini è a tal punto in servizio permanente effettivo sul piano politico da organizzare la scissione proprio del gruppo parlamentare del Pdl”. Secondo Cicchitto “questo ruolo politico è così di prima linea che il presidente Fini ha addirittura affermato che il retroterra politico-partitico del gruppo del Pdl che rimane il gruppo di maggioranza relativa, non esiste più, è morto. Nel passato nessun presidente della Camera, pur essendo stato o essendo un leader di partito, si è spinto a questo punto, quello di organizzare la scissione del suo gruppo parlamentare o di dichiarare appunto che il partito da cui deriva quel gruppo è morto e non esiste più”.

A parere di Cicchitto “la questione che si pone non riguarda quindi l’appartenenza politica e partitica dei presidenti della Camera, la loro partecipazione ai congressi e alle riunioni degli organi dei rispettivi partiti o a manifestazioni pubbliche. Che, però, il problema di una chiara distinzione dei ruoli esiste, e’ stato affermato dallo stesso presidente Fini in occasione delle recenti elezioni regionali alle quali egli non ha sostanzialmente partecipato. Adesso però questa impostazione è stata del tutto rovesciata”.

Quindi, ha concluso Cicchitto, “la questione non apre solo una polemica politica ma rappresenta un autentico squilibrio istituzionale e una situazione ormai seria”.

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