Una gazzarra intimidatoria“. Così il presidente Napolitano ha definito i fischi a Torino contro Schifani. Piero Fassino ha invece accusato di “squadrismo” i militanti viola e del movimento cinque stelle che alla festa dell’Unità di Torino sventolavano copie del Fatto di fronte al presidente del Senato. Ma anche Schifani ha voluto rispondere a chi lo contestava: “Siete un esempio di antidemocrazia – ha detto – perché volete impedire a due personalità politiche di parlare“. “Antidemocrazia”. Parola curiosa che evidentemente deve essere molto di moda da quando Schifani è a Palazzo Madama. Basta fare una breve ricerca nell’archivio Ansa, infatti,  per vedere come quattro anni fa, quando non era ancora un “padre della patria”, Schifani aveva tutt’altre opinioni sui fischi alle “personalità politiche”.

Il 10 dicembre 2006, l’allora presidente del Consiglio Romano Prodi è al Motor Show nella sua Bologna. Un gruppo di ragazzi lo fischia e lo contesta dentro e fuori gli stand. Cos’è? “Una gazzarra intimidatoria”?; “un esempio di antidemocrazia”? Per Schifani, allora capogruppo di Forza Italia in Senato, è “troppo semplicistico affermare che chi ha contestato Prodi a Bologna è solo un gruppo di propagandisti. Il professore chiude gli occhi di fronte ad una realtà che non gli piace e che ha colpevolmente determinato”. ”I fischi al Motor Show – continua Schifani nella dichiarazione di allora – sono l’ennesimo segnale della protesta diffusa in tutto il Paese contro questa Finanziaria… quello che sorprende è che oggi Prodi si sorprenda”.

La dichiarazione di Schifani si conclude con un invito: “Il premier vada ogni giorno tra la gente comune: si renderà conto che le contestazioni della sua Bologna sono ben poca cosa“. Ipse Dixit.

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