Dieci giorni fa il presidente delle Assicurazioni Generali Cesare Geronzi, intervenendo a Rimini al meeting di Comunione e Liberazione, ha ufficializzato la sua scelta di campo: “Quello che si tiene qui è ben diverso da quello che si tiene ogni anno a Cernobbio, dove io non sono mai andato”. Coerentemente, ieri il potente ex banchiere romano ha disertato l’inaugurazione del trentaseiesimo Workshop dello Studio Ambrosetti, che si tiene da sempre al Grand Hotel Villa d’Este, sulle rive del Lago di Como.
Non ha potuto così ascoltare il dibattito tra politici, banchieri, economisti e imprenditori di altissimo livello su un tema molto preciso: “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”. Sul futuro dell’economia è buio pesto, ma da Cernobbio sono scaturite anche importanti rivelazioni.
L’economista americano Nouriel Roubini ha detto che l’economia sta nuovamente rallentando, soprattutto negli Stati Uniti, che presentano statistiche da brivido: “Il mercato è molto debole, la disoccupazione è al 10% circa, ma se si escludono lavori a tempo parziale e gli esodi forzati si arriva al 17%. Tecnicamente non è una recessione perché l’economia cresce, ma viene percepita così perché si creano pochi posti di lavoro. Poi se si arriva a uno stallo si rischia di cadere nel burrone, con una possibile nuova recessione”.
Si sta dunque preparando una “ricaduta” della crisi economica? Non in Italia. All’amministratore delegato della Banca Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, non risulta: “Per quella che è la nostra percezione non avverrà”. Passera ha la sua ricetta: “L’’austerità e la disciplina devono accompagnarsi a un grande impegno per costruire la crescita e il futuro”. Ecco.
Per l’economista Giacomo Vaciago in Italia “ci vorrebbe una strategia di crescita industriale che non c’è”. E spiega: “Noi abbiamo rinunciato alla ragione del successo tedesco: un governo che lavora con la sua industria”. L’esempio tedesco è il tema del giorno. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha detto, non a Cernobbio ma in Corea, che l’Italia, per sostenere la ripresa economica deve imitare il modello tedesco. “E’ un paragone che non si può che condividere”, taglia corto il presidente di Telecom Italia Gabriele Galateri di Genola. L’economista francese Jean Paul Fitoussi trova l’idea stravagante: “Dire di prendere ad esempio il modello tedesco non è possibile, non è aritmeticamente possibile”, spiega. La Germania esporta molto più di quanto importa, e un mondo dove tutti esportano più di quanto importano confligge con la tavola pitagorica.
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi è soddisfatto: “L’Italia ha fatto molto contro la crisi ed è stato il Paese più prossimo alla Germania dal punto di vista della disciplina di bilancio”. Ha le idee chiare anche il vicepresidente della Confindustria, Alberto Bombassei: “Il problema del Paese è riportare i posti di lavoro al livello di prima e far diventare l’Italia più competitiva”. Ecco fatto.
Forse Geronzi preferisce il Meeting di Rimini perché lì, a un certo punto, pregano. A Cernobbio invece oggi parla il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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