Dal momento che molti lettori e qualche collega mi accusano di avere un conto personale con Matteo Renzi, in seguito al profilo del sindaco di Firenze che ho scritto per la rubrica “gli smontati” del Fatto Quotidiano, poi pubblicato anche su ilfattoquotidiano.it come post del mio blog, ripropongo un articolo uscito sul Fatto lo scorso 27 ottobre, alla scadenza dei primi cento giorni della nuova amministrazione fiorentina. Dall’articolo emergono chiaramente decisioni positive e anche alcune più discutibili di Renzi. Voglio riproporlo non per difendere me, ben vengano le critiche anzi, ma per sottolineare che non nutro nessun livore o rabbia nei confronti del sindaco Renzi.

Una considerazione, però, va fatta. Renzi ha l’indubbio merito di aver ridimensionato una sacca di potere ormai stantio che in città era espresso da quel che resta dei Ds. Si è guadagnato la forza (ma non da solo e non provenendo dal nulla) per potersi permettere di fare a meno di loro, di non parlare quasi mai ai consiglieri comunali della maggioranza che lo sostiene e ad avere il pugno di ferro anche con la sua giunta, che in gran parte da quel mondo ex Ds proviene. Però non è tutto “nuovo” quel che luccica e l’ex assessore sceriffo Graziano Cioni, proprio lui, in tempi non sospetti (in tutti i sensi) ammirava molto il “boy scout”, come rivelarono anche alcune intercettazioni dell’inchiesta della procura di Firenze su Castello:

Cioni chiama Renzi, presidente della Provincia di Firenze, per informalo che “all’Isolotto ci s’ha una fedifagra. La Sonia Innocenti: sta con Pistelli“. Renzi: “Quanti voti sposta“. Cioni: “Pochi, ma questo volta-spalle lo deve pagare. Quando tu vedi Marco Bassilichi tu gli dici anche te qualcosa, l’ha messa ai rapporti con la pubblica amministrazione, la mia porta la trova chiusa oggi, domani e domani l’altro“.

Qualche giorno dopo, Renzi: “Ascolta due cose al volo: alla Sonia quel messaggio che mi dicevi ieri gliel’ho fatto dare in modo molto brutale“. Cioni: “A chi l’hai dato“. Renzi: “Al suo capo e a voce tramite Filippo Vannoni, che me l’ha portata a pranzo una settimana fa“.

Quando anche Cioni era candidato alle primarie, lo sceriffo disse: “O vinco io o vince Renzi e va bene…“. poi Cioni fu costretto a farsi da parte, per l’indagine a suo carico della procura di Firenze (corruzione e violenza privata), e Renzi, molto opportunamente, prese le distanze dall’ex amico: “Il passo indietro di Graziano Cioni è un fatto utile e positivo“.

I cento giorni dell’eretico Renzi

Dallo stop alla tramvia alle grane con i democratici: new style a Firenze

di Giampiero Calapà

Firenze – Cancellare per sempre l´idea del passaggio della tramvia di Leonardo Domenici dal Duomo celebrando i primi cento giorni a Palazzo Vecchio, per il sindaco Matteo Renzi è stato un po’ come mettere la pietra tombale sulla passata amministrazione.

Che proprio ieri ha ricevuto anche una nuova mazzata giudiziaria: 6 arresti, tra cui l´ex capogruppo Pd, e 21 indagati per associazione a delinquere, corruzione e abuso d´ufficio. Un terremoto che per Renzi arriva nel miglior momento possibile, impegnato com´è nel mostrarsi sempre distante da quel Domenici comunque più volte definito “un caro amico” e di cui l´attuale sindaco ora apprezza soprattutto il silenzio sui temi fiorentini.

Renzi va avanti con forza per una strada, sicuramente autonoma dal Pd (provocando non pochi malumori nel partito), e l’altra sera ha tracciato sul palco del teatro Comunale, in modo molto veltroniano, il bilancio di questi suoi primi 100 giorni: rispetto ai 100 punti di programma che aveva indicato è riuscito a realizzare 40 promesse, di altre 32 ha posto le basi, mentre 28 rimangono ancora solo promesse.

Il colpo di teatro vero, però, è stata la rivoluzione della viabilità per liberare il Duomo dal transito dei bus e scongiurare per sempre il passaggio di quella tramvia che l’ex sindaco voleva proprio lì. Decisione comunicata ai fiorentini con una lettera a firma del sindaco, senza nessun colloquio con i soggetti interessati, annunciata in Consiglio comunale in un discorso in cui ad essere attese erano, invece, le decisioni sulla Cittadella Viola. “Non era nei cento punti la pedonalizzazione di piazza Duomo – tuona Tea Albini, la consigliera comunale (in passato braccio destro dello “scerif fo” Graziano Cioni) – ma sappiamo che Renzi gioca con la comunicazione, che per lui è importantissima. Non gli faccio una colpa se non comunica con il partito, perché il Pd a Firenze non esiste. Però, un gruppo Pd in Consiglio c’è, parlasse almeno con noi non sarebbe male, dal momento che anche i luoghi istituzionali hanno una loro importanza” e non solo Facebook e simili, sembra intendere Tea Albini.

Tra le cose non fatte tra quei 100 punti, c’è la nuova pista per l’aeroporto di Peretola, partita sulla quale è nata quella che in città viene chiamata “guerra della Piana”: Renzi contro gli altri sindaci della Piana fiorentina. Loro di ingrandire lo scalo non vogliono proprio sentirne parlare, ritenendo la zona a nord di Firenze già abbastanza “stritolata” tra piccolo aeroporto, autostrada, nuovo insediamento edilizio di Castello (quando la magistratura deciderà di togliere il sequestro dell’area), discarica e che, probabilmente, in un futuro non troppo lontano dovrà ospitare anche un inceneritore. Tra le cose fatte e più apprezzate dai fiorentini c’è l’aver tolto dalle strade gli ausiliari del traffico, qui noti come “vigilini”. Odiati dai cittadini, le loro multe nel 2008 avevano fruttato alle casse comunali più di 12 milioni. Altro strappo della nuova era fiorentina è quello sulla concertazione in materia di bilancio. Nel 2003 Domenici aveva sottoscritto un patto che impegnava al dialogo con i sindacati in materia di conti pubblici, ma il nuovo corso ha valutato quel tavolo in cui sedevano fino a 40 persone un’inutile perdita di tempo, tanto che l’assessore competente Angelo Falchetti ha dichiarato nei giorni scorsi: “Ho dato ai sindacati il mio cellulare, mi chiamino quando vogliono”.

Poi c’è la maledizione della “Firenze 2 ”, relativa allo sviluppo edilizio dell’area di Castello, che ha provocato il terremoto politico dello scorso anno, con l’inchiesta che ha coinvolto Graziano Cioni, in quel momento il favorito alle primarie poi vinte da Renzi. In quella stessa area i Della Valle vorrebbero costruire la loro Cittadella Viola, Renzi non ha detto di “no”, ma ha fatto capire che sono finiti i tempi in cui bastava parlarne a quattr’occhi con il sindaco per mettersi d’accordo.

Il momento più imbarazzante fin qui per Renzi è stato il sì del Consiglio comunale al registro sul biotestamento, a cui ha risposto non mandando alla manifestazione anti-omofobia di Roma il gonfalone gigliato, nonostante proprio il Consiglio si fosse già pronunciato favorevolmente. Il rapporto con la Chiesa oggi a Firenze è sacro e su questo non c’è dubbio.

da Il Fatto Quotidiano, 27 ottobre 2009

Articolo Precedente

Il leghista al centro…commerciale

next
Articolo Successivo

Gheddafi e la marcia indietro della Storia

next