Il dibattito politico, nel Pd, ha sempre coloriture surreali. Nell’estate in cui anche i bambini sapevano che sarebbe stato necessario preparare subito la coalizione per il voto, i leader democratici hanno fatto voto, ma di silenzio: nemmeno una parola sul tema, sembrava che nella politica italiana esistessero solo Fini e Berlusconi. E poi ovviamente il governissimo: su cui il leader del Pd ha fatto una discreta gaffe nell’ultima dichiarazione importante, indicando come possibile premier Giulio Tremonti.

Quando Vendola si è autocandidato, Pierluigi Bersani ha fatto un grande sforzo, emettendo un monosillallbo: “E’ prematuro”. Così prematuro che dopo di lui si sono candidati in quattro: De Magistris, Chiamparino, la Bonino, e poi Veltroni. Il quale rompe il voto del silenzio con una lettera-lenzuolata al Corriere della Sera. Scrive tanto, con prosa romantica: ma si dimentica una cosetta. Spiegare, in mezzo a tante suggestioni letterarie, con chi si dovrebbe fare l’alleanza. La sua lettera, in compenso, risveglia dal letargo Bersani. Il quale, evidentemente preda di un attacco di gelosia, per dare uno smacco a Veltroni di pagine – sul giornale concorrente, la Repubblica – ne scrive addirittura due. Un saggio di politichese stretto, e difficilmente decrittabile. Che si segnala più per la parola che non compare mai, che per le altre diciottomila che ci sono. Avete già indovinato la paroletta desaparecida? “Primarie”. Non solo Bersani non spiega quando intende farle, ma nemmeno se vuole farle. Sulla coalizione, in compenso, dice troppo. Ne parla addirittura per tre lunghe pagine. Ma, fedele allo slang del politichese stretto di centrosinistra, evita accuratamente di dire chi, secondo lui, dovrebbe farne parte. Roba da matti.

Nell’articolo peró compaiono due formule, che secondo il leader del Pd dovrebbero coesistere: “Il nuovo ulivo” (Pd piú cespugli) e “la grande alleanza”: tutti insieme da Fini (senza nominarlo Bersani lo cita con una lunga perifrasi) alla federazione della sinistra, cioè Rifondazione e Pdci). Tre sole domande. La prima: come pensa l’opposizione di convincere gli italiani se ogni volta che i suoi leader parlano ci vogliono il codice cifrato e la stele di Rosetta per capire cosa cavolo vogliono dire? La seconda: vuoi vedere che il Pd non vuole fare le primarie perché ha già tre candidati (troppi) che se la gente votasse rischierebbero tutti di arrivare (a partire dal segretario) dopo Vendola e De Magistris? Infine: ma se uno pensa di potersi alleare anche con Fini e Casini (legittimo) perché fa finta di ignorare che esiste anche il movimento cinquestelle di Beppe Grillo? sarebbe il caso di ricordare al leader del Pd quanto ha preso nella sua regione, l’Emilia Romagna. Non mandategli una lettera, per l’amore di Dio: basta un telegramma: “Pierluí – stop – sono all’8 per cento – stop – dieci volte piú di Rutelli – stop- ricordalo ai tuoi strateghi”.

Articolo Precedente

Dalle “lettere persiane” alle “lettere pidiane”?
Dopo Veltroni anche Bersani si dà alle missive

next
Articolo Successivo

Ecco la mappa dei finiani regione per regione

next