La contromossa più irriverente e pericolosa è figlia di alcuni ultras del Napoli. Ribelli creativamente fuori legge, che nei giorni scorsi hanno riempito un sito Internet di istruzioni per falsificare la tessera del tifoso. Il feticcio della rivolta delle curve italiane, più o meno compatte nell’opporsi contro quella che bollano come una schedatura con un diluvio di appelli e manifestazioni improvvisate. A Napoli si sono spinti oltre, con il prontuario on line per fabbricare tessere false. Un’idea che mescola spirito da guerriglia e fiuto per gli affari: notevoli, in prospettiva, perché di curvaroli che hanno bisogno di documenti “puliti” per entrare negli stadi ce ne sono a iosa. La procura di Napoli, che ha un gruppo di magistrati specializzato nei reati da stadio, sospettava che le tessere false fossero già in circolazione. Ieri sera però dalla questura partenopea hanno spiegato che “ad oggi, nessuno ha chiesto informazioni in merito a coloro che hanno richiesto la tessera del tifoso”. Tradotto, sinora di tessere sotto il Vesuvio non ne sono state consegnate. “Se non ci sono quelle vere, figuriamoci quelle false” è la chiara sintesi del questore, Santi Giuffrè.
L’incrocio pericoloso dell’Artemio Franchi
Un sollievo per la questura di Firenze, dove domenica prossima è in programma Fiorentina-Napoli, gara tradizionalmente a rischio per l’ordine pubblico. La consueta migrazione di tifosi dalla Campania non ci sarà, perché senza tessera non si può andare in trasferta. Un veto che ha fatto infuriare tanti ultras napoletani che, in attesa delle tessere (ci sono problemi con una società romana, che dovrebbe smistare i dati necessari), volevano entrare nel Franchi con documenti sostitutivi. Divieti e polemiche non cancellano la minaccia delle tessere false, tramite cui superare indenni norme e controlli.
Uno spauracchio solo rimandato. Il ministro dell’Interno Maroni, fautore entusiasta della tessera del tifoso, tira dritto. “Non ci piegheremo a pochi ultras violenti, chi definisce la tessera come una schedatura lo fa per interessi inconfessabili e per niente nobili” ha ribadito in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Una lunga difesa della linea del governo, in cui Maroni annuncia nuove misure: “La norma sul cosiddetto arresto in flagranza entro 48 ore per i reati da stadio verrà prorogata, e presto gli steward verranno trasformati in pubblici ufficiali, per dare loro maggiore forza”. Aggiungendovi un auspicio: “Entro il 2013 voglio far sparire le reti di recinzione negli stadi”. Ma promesse e desideri cozzano con i numeri. Innanzitutto, con quelli relativi alle tessere sottoscritte: poco più di 521.000, cifra oggettivamente deludente.
Poi ci sono gli abbonamenti, in caduta libera per gran parte delle società. La cifra più aggiornata è quella della Roma, che secondo ambienti ultras dovrà fare i conti con un calo di almeno 7.000 abbonati rispetto ai 25mila della stagione scorsa. Maroni non ci sta (“non credo che ci sia una correlazione tra calo di abbonati e tessera del tifoso”), ma è un fatto che a tanti tifosi riempire moduli e fornire i propri dati al Viminale non piaccia per nulla.
Al punto di non rinnovare l’abbonamento, dando un’altra spallata a un calcio che attira sempre meno appassionati nei campi. Il filo conduttore di tutti i calcoli e tutte gli annunci rimane però la costante crescita della violenza.
L’aumento critico dei tafferugli
Nella stagione scorsa, i disordini legati a partite di calcio sono aumentati del 20%, mentre i feriti tra le forze dell’ordine negli stadi della serie B sono aumentati del 92%. Maurizio Marinelli, direttore del Centro studi e ricerche sulla sicurezza pubblica (Csp), azzarda una diagnosi: “È possibile che si stia assistendo a un ricambio generazionale. I vertici delle tifoserie sono in fase di rinnovamento, e i nuovi capi vogliono imporre la propria autorevolezza a suon d’incidenti”. La lunga e inattesa teoria di incidenti nelle amichevoli estive, con tanto di invasioni di campo e cariche della polizia, ha confermato che la temperatura nelle curve continua a salire. Anche perché più d’uno ha voglia di provocare caos contro la detestata “schedatura”. Ieri sulla tessera è piombata anche l’inattesa condanna di monsignor Claudio Paganini, presidente della Clericus Cup (il torneo di calcio del Vaticano) e tifosissimo del Brescia: “La tessera è solo fumo negli occhi, nasce male e avrà vita breve. Frequento gli stadi da anni e so quel che dico. E poi la Chiesa c’aveva già provato 30 anni fa con la tessera per l’ingresso negli oratori: comprese che non serviva a niente, e la cestinò”.
Una soluzione molto lontana dai pensieri di Maroni e dei vertici dello sport italiano. “Dalla tessera del tifoso non si torna indietro, se ne faccia una ragione chi non la vuole” ribadisce il presidente del Coni, Gianni Petrucci. Ma l’anno che verrà si presenta complicato per il calcio. L’ha ammesso persino Maroni (“Non sarà una stagione facilissima”). Intanto su Facebook le tifoserie urlano il loro no senza attenuanti alla tessera, elencando “tutti i buoni motivi per non sottoscriverla”. Tante parole per un unico no. A chi ti chiede nome, congnome e passato, per sapere chi sei e anticipare la violenza. Perché di idee migliori proprio non ne ha.

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