di Marcello Ravveduto

L’usura è un reato che divora l’anima perché coinvolge la legge, la morale e la psicologia. La vittima è completamente spossessata della sua autonomia intellettuale ed agisce in stato di continua prostrazione psicologica.

L’indebitamento, a volte, è addirittura consapevole perché scatta un meccanismo diabolico: ammettere di non essere in grado di condurre proficuamente la propria azienda o di non guadagnare abbastanza per dare alla propria famiglia quegli extra ormai ritenuti necessari provoca una “sindrome da fallimento”.

Ed allora cerchi altre strade per tirare a campare, per trovare nuove linee di credito che la banca non intende erogare. A questo punto già è iniziata la discesa verso l’inferno della vittimizzazione.
Tenti di rivolgerti a qualcuno che amichevolmente può ascoltare il tuo problema e darti una mano. La notizia che esista un altro essere umano pronto a risolvere il tuo debito non ti sembra vera.

Ti guarda, sorride e alla fine dice «Nessun problema».

Ti consegna un assegno sul quale pratica già il primo sconto di interessi (un esempio: su un prestito di 5000 euro trattiene da subito 1500 euro consegnandoti un assegno di 3500 euro pur facendolo valere gli interessi sui presunti 5000 euro).

Poi ti avverte: alla fine del mese devi consegnare la cifra prestata più il 10% di interessi, se non rispetterai i patti gli interessi si raddoppieranno dal mese successivo e così via.

Pensi di avere di fronte a te il benefattore che avevi tanto cercato per andare avanti.

Purtroppo non sarà così.

Perché alla fine del mese i soldi per estinguere il debito non ci saranno. Allora si chiede una dilazione. Viene concessa ma con un secondo avvertimento: il benefattore comunica che sta rischiando il suo capitale perciò ha bisogno di garanzie: un casa, un terreno, un’attività commerciale beni immobili sui quali rivalersi in caso di ulteriori insolvenze.

La tua risposta è rassicurante e gli comunichi che hai un appartamento o un locale di proprietà e alcuni terreni ricevuti in eredità da tua moglie. Lo strozzino sorride e untuosamente ti dà una pacca sulla spalla.

Poi arriva un imprevisto: un creditore ti chiede i soldi subito o altrimenti procede per via giudiziaria. Corri dal tuo benefattore che ti accoglie a braccia aperte con un terzo avvertimento: la vittima deve intestare ad un suo amico uno dei beni che ha fornito come garanzia perché la cifra prestata comincia a diventare gravosa.

Mi fermo qui per raccontare un episodio che mi è accaduto.

Un volta ho incontrato un uomo che mi chiedeva di esser aiutato ad uscire dalla situazione debitoria contratta con l’usuraio di turno. Prima di entrare nel “giro” aveva una fiorente impresa di pulizie con oltre 30 dipendenti. Quando venne da me era arrivato all’ultimo stadio: l’impresa era fallita, aveva perso la casa, la moglie lo aveva lasciato, era dimagrito 20 chili e viveva in palazzo fatiscente insieme ad una comunità di extracomunitari. Lo lascia sfogare e compresi che era finito nelle fauci di un alligatore in doppio petto che ricicla i denari della camorra.

Gli proposi di denunciare ricordandogli e dimostrandogli che dopo la denuncia si interrompe ogni rapporto con l’aguzzino perché orami non può più spremerti. Gli mostrai le statistiche facendogli vedere che chi si era rivolto all’Autorità giudiziaria non aveva ricevuto né minacce, né ritorsioni personali o ai familiari. Gli chiarii che la criminalità organizzata dopo la denuncia lo avrebbe abbandonato per non essere tirata in ballo.

Gli spiegai che una volta intrapresa la via della denuncia avrebbe visto il benefattore con occhi diversi e riconosciuto il nemico che si celava dietro la figura dell’amico. Gli dissi che lo Stato gli offriva non un banale vendetta ma una rivincita che lo avrebbe riabilitato agli occhi di chi lo aveva abbandonato. Stavo per continuare ma mi zittì prendendomi il polso.

Guardandomi di traverso mi urlò: «Voglio solo sapere se mi potete aiutare a trovare i soldi di cui ho bisogno altrimenti mi vendo un rene!». Ripresi a parlare: «Posso accompagnarla ad una fondazione religiosa ma al massimo le presteranno 30.000 euro oppure può denunciare, essere riconosciuto vittima ed avere il risarcimento previsto dalla legge».

Si alzò e andò via.

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