Se la decrescita si realizza anche riducendo gli sprechi di energia e di materie prime, essa non può prescindere dallo sviluppo di tecnologie che aumentino l’efficienza nell’uso di materiali e nella riduzione dell’impatto ambientale. Tecnologie che potrebbero con un ossimoro apparente essere chiamate “innovazioni tecnologiche della decrescita”. È una pura fantasia? È un’utopia per definizione non realizzabile anche se desiderabile?

Dal 7 al 10 ottobre si riuniranno a Perugia un gruppo di industriali e professionisti che producono, installano e commercializzano tecnologie in grado di ridurre gli sprechi di energia e l’inquinamento ambientale, e di recuperare le materie prime secondarie contenute negli oggetti dismessi. L’evento è organizzato, con la partnership del Movimento per la Decrescita Felice (MDF), dal Green Building Council (una associazione che si propone di sviluppare tecnologie che riducano il consumo di energia delle case applicando un apposito protocollo di certificazione energetica), PEFC Italia (una associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione forestale “Programme for Endorsement of Forest Cerification schemes”), con il coinvolgimento dell’amministrazione comunale, della provincia di Perugia e della regione Umbria. Media partner sarà Greenaccord, una rete internazionale di oltre 150 giornalisti che opera dal 2003 per la promozione e la formazione di una corretta informazione e comunicazione ambientale.

Quali obiettivi si pone questo incontro? L’obiettivo minimo è quello di creare delle sinergie fra queste aziende; quello massimo è di presentare all’attenzione delle forze politiche, degli imprenditori e dei sindacati una proposta di politica economica e industriale finalizzata a creare occupazione attraverso lo sviluppo di queste tecnologie. Se ciò avvenisse, si potrebbe mettere in moto un circolo virtuoso dell’economia e dell’ecologia sulla base di questi passaggi: 1) lo sviluppo delle tecnologie della decrescita consentirebbe di ridurre le importazioni di energia e materie prime; 2) ciò comporterebbe una riduzione della spesa nazionale per acquistarle; 3) i risparmi così ottenibili potrebbero e dovrebbero essere utilizzati per pagare i salari e gli stipendi degli occupati che lavorano in questi settori tecnologici.

A ottobre questo tipo di impostazione metodologica verrà focalizzata sulle possibilità di ristrutturare gli edifici esistenti. Se le indicazioni che emergeranno troveranno ascolto, negli anni successivi verranno prese in esame le possibilità di altri settori produttivi. Sempre con la partecipazione di imprenditori del settore e di economisti disponibili a uscire dalla gabbia mentale della crescita fine a se stessa. Un’occasione anche per tutti i circoli MDF di incontrarsi ed eventualmente di svolgere l’Assemblea nazionale, ma su questo punto torneremo in seguito, dando notizie più precise, perché questo evento sarà particolarmente rilevante per la sopravvivenza dell’Associazione.

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