A Palermo tre insegnanti precari hanno iniziato lo sciopero della fame: una protesta clamorosa per far conoscere il dramma di chi non ha più prospettive di lavoro nella scuola. Secondo i sindacati sono 85 mila in Italia gli insegnanti che lo scorso anno scolastico hanno coperto una cattedra vuota. Intanto, però, implacabile è calata la mannaia dei tagli degli organici voluti dal duo Gelmini Tremonti. Tagli per 75 cattedre. Che cosa resterà, allora a disposizione di persone che per anni e fino all’anno scolastico appena concluso lavoravano regolarmente sia pur con contratti a tempo determiato?

Non c’è un dato sicuro, ma, tenendo conto dei posti che nel frattempo si sono liberati in seguito ai pensionamenti, saranno migliaia e migliaia le persone che non avranno più una cattedra sia pur precaria. La protesta dilaga proprio nel momento in cui gli uffici scolastici si accingono ad assicurare gli insegnanti alle classi per il prossimo anno scolastico. E per non perdere i pochi posti ancora accessibili si è pronti a lasciare figli e famiglia per accasarsi a centinaia di chilometri di distanza da casa, dal Sud al Nord,poichè la maggior pare dei posti disponibili sono soprattutto nelle scuole del Nord.

Sintomatica la lettera che una precaria ha inviato al giornale on line www.scuolaoggi.org. Scrive Caterina Altamore, una docente siciliana: “Siamo al terzo giorno di sit-in a Palermo. Tre precari della scuola stanno facendo lo sciopero della fame per dire No ai tagli che si abbattono sulla scuola pubblica che hanno cambiato sicuramente la vita di molte persone. La mia sicuramente. Perchcé dopo 14 anni di servizio a Palermo sono stata costretta ad accettare un incarico annuale a Brescia per continuare a fare un lavoro che amo. Avrei potuto accettare il salva precari ma ho capito che in realtà era un modo per far accomodare fuori dalla scuola i precari…mi offrivano dei punti e , forse, qualche giorno di supplenza”. Quindi prosegue: “Ho fatto una valigia, consapevole che la mia decisione avrebbe potuto essere non capita dai miei figli , in realtà hanno capito che la mia è voglia di non arrendersi e continuare a lottare per quello che amo con tutte le mie forze. Sugli aerei incrociavo lo sguardo di tante colleghe che afferravano con rabbia una valigia pesante. Avrei voluto rassicurarle, avrei voluto dire che le cose potevano cambiare e che se uniti potevamo fermare questo terremoto che si è abbattuto non solo su di noi ma sui nostri figli, ma abbassavano lo sguardo come rassegnate. Rincontrerò quegli sguardi ,visto che il meridione non ha ottenuto nessun posto, in Sicila, per esempio, la primaria ha ottenuto zero posti. Oggi Giacomo Russo ha detto che smetterà di fare lo sciopero della fame solo quando la Gelmini lo incontrera’ pubblicamente e lo convincera’ che la sua è un’ottima riforma”

La lettera va avanti: “Oggi voglio dire con forza a Tremonti, alla Gelmini, al mio Presidente del Consiglio e ai numerosissimi parlamentari siciliani che le cose devono cambiare! Che non permetteremo la morte né nostra né della nostra scuola pubblica! Che non permetteremo che la mafia approfitti della disperazione di tanta gente! Che la scuola pubblica sia di serie B e che i soldi pubblici vengano date alle private! Che anche al sud deve essere garantito il tempo pieno! Che non mi farò trattare come spazzatura! E che, anche se da “catapultata”, continuerò la mia battaglia”. Una lettera esasperata che dà voce a tutti i docenti che in questi giorni saranno sradicati dalla loro terra pur di non perdere una cattedra sia pur precaria, ma soprattutto a tutti coloro che non potranno avere nemmeno questa opportunità. E, come detto, saranno decine di migliaia, Insomma una situazione di autenttica macelleria sociale”

di Augusto Pozzoli

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