Li ha chiamati “rimpatri volontari”. Perchè, per cacciarli, Nicolas Sarkozy dà loro un “incentivo” da 300 euro. Poi gli fa firmare un documento e i rom vengono portati dalla Francia al paese d’origine. L’idea di Sarkò aggira così la direttiva europea 38 del 2004, quella che regola la circolazione dei cittadini comunitari. Cittadini che possono spostarsi liberamente all’interno dei paesi Ue. Poi, se soggiornano per più di tre mesi in uno Stato membro, devono prendere residenza. E, per avere pieno diritto a soggiornare nel paese d’arrivo, devono dimostrare di avere un reddito minimo (in Italia è 5300 euro). Ma non sono espellibili. Infatti, Sarkozy non ha tecnicamente espulso oltre 200 rom (in due giorni). Perchè è vietato.
Intanto però, il presidente ha dato l’ennesima prova di forza contro la presunta delinquenza rom. Innescando nell’opinione pubblica un pregiudizio etnico pericoloso. Proprio quello che la Cei ha condannato ieri, definendo “illegittimi” i rimpatri. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei ha affermato che questo tipo di allontanamenti “va a toccare una popolazione” specifica, per cui si tratta di un’azione “discriminatoria”. Peccato che il modello francese piaccia anche al ministro dell’Interno italiano, Roberto Maroni. Che rincara la dose e propone per tutti i comunitari espulsioni vere e proprie (come quelle previste per gli extracomunitari irregolari) quando la loro condizione reddituale e abitativa non fosse adeguata. Ora, se un romeno (o anche un francese soggiornante in Italia) non possiede questi requisiti può essere allontanato ma non espulso. E le conseguenze sono molto diverse, visto che l’espulsione non consente di tornare nel paese da cui si viene cacciati per 10 anni. Ma Maroni – intervistato da Il Corriere della Sera –promette di portare il tema delle espulsioni comunitarie a un vertice parigino, il 6 settembre, con i ministri degli Interni di diversi Paesi europei. Chi è povero deve partire e chi è ricco può soggiornare?
Alexian Santino Spinelli, musicista e docente universitario rom è molto arrabbiato: “Sarkozy mette delle barriere dogani razziali. Scegliere su base etnica chi deve risiedere in un Paese va contro qualsiasi convenzione internazionale o diritto umano. Questa forma di deportazione ricorda quella degli ebrei”.
In Europa ci sono circa 10 milioni di rom. E solo una piccola minoranza vive nei campi nomadi. “È ora di smetterla con questa leggenda: i rom vivono nelle case, come tutti! Il problema vero non è l’etnia, ma la povertà”. Di poveri ce ne sono molti, ma i rom sono la categoria sociale più attaccabile “perchè non hanno una nazione – spiega Spinelli – Se vengo discriminato nessun ambasciatore può rappresentarmi in quanto rom. Ma il messaggio razzista che sta passando in questi giorni porta ad aberrazioni intollerabili. Le persecuzioni razziali nascono così. Questa deportazione, legittimata con la scusa della sicurezza, è nazista. I rom rischiano di diventare il capro espiatorio ideale dei governi”. E il capro espiatorio esiste per “veicolare, contro un nemico comune, il malcontento dell’opinione pubblica – spiega Spinelli – Capita quando l’economia va male e i governi non riescono a dare risposte vere. Il capro espiatorio è spesso il soggetto socialmente più debole. Ma un rom romeno è un cittadino comunitario e ha il diritto di circolare liberamente in Europa! Impedirlo è fuori legge. I rom che vivono nei campi hanno spesso poi un’unica colpa: essere poveri. Quindi la discriminazione verso i rom diventa una discriminazione verso i più deboli tra i poveri”. In Italia sono circa 30mila i rom che vivono nei campi su circa 170mila rom presenti nel territorio. Che in maggioranza sono italiani. “La stessa cosa vale per gli altri Paesi europei: la maggior parte dei rom è di antico insediamento: in Francia sono francesi. Ma Sarkozy, che non riesce a risolvere problemi molto gravi, sceglie una facile strategia: colpire un’etnia che, nell’immaginario collettivo, continua a essere percepita come derelitta”. Spinelli, con la sua orchestra, l’Alexian Group, terrà un concerto il 7 ottobre al Consiglio d’Europa, a Strasburgo. E un altro al Parlamento Europeo, a Bruxelles, il 18 novembre. “Sono concerti – dice – con partiture e testi romanì. I rom hanno un repertorio culturale ricchissimo che nessuno conosce. Spero che Maroni e Sarkozy verranno a sentirci”.

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