A me le barzellette di Silvio fanno scompisciare. Per esempio quando racconta di essere uno strenuo alfiere dell’iniziativa privata, dopo aver costruito un impero mediatico sui rapporti con Craxi, non riesco a tenermi. Ma il tripudio della vis comica si raggiunge nei siparietti sul liberalismo, quando Silvio recita magistralmente la pantomima della liberazione dell’Italia governata dai comunisti per 50 anni, applicando una Costituzione di stampo sovietico (anzi, si sospetta, dettata da Stalin in persona).

Sarebbe un sollazzo irresistibile, gioiosamente sguaiato, come si conviene alla crapula che circonda Papi, se non fosse che qualcuno crede sul serio alle barzellette. Dico davvero, non solo non ridono, ma ne parlano, se ne compiacciono, ne discettano compunti come se non fosse l’interpretazione di un’opera buffa. E si tratta di gente insospettabile, non frattaglie di platee tele-allucinate, cui l’overdose di talk show e infortainement obnubila la mente, come le bevande del Korova Milk Bar in Arancia Meccanica. Sono industriali che nei convegni applaudono convinti l’Unto, senza percepire il profumo di vaselina in arrivo sotto forma di tasse. Sono fior di professori alla Panebianco o alla Galli della Loggia che asseriscono di aver speso anni nello studio della scienza politica. Lo prendono alla lettera nei campi più disparati persino i leader del centrosinistra che si cooptano tra loro, Violante quando inciucia sulla Giustizia, Veltroni in campagna elettorale, D’Alema quando veste i panni di Padre della Patria o pietisce un posto in Europa (del resto Silvio non lo spedirebbe mai nel clima grigio di Bruxelles, gli torna più utile che combini disastri alle nostre assolate latitudini).

Allora quasi quasi mi viene voglia di citare un liberale autentico, cosỉ tanto per ristabilire il confine tra le barzellette e la realtà che sembra diventato un po’ troppo evanescente. Pesco a caso da “La Democrazia in America” di Tocqueville:

“Un potere elettivo non sottomesso al potere giudiziario o sfugge presto o tardi ad ogni controllo, o e’ addirittura distrutto. Solo i Tribunali possono costringere all’obbedienza un funzionario eletto senza violare il diritto dell’elettore”.

Cosỉ la prossima volta che Silvio mette in scena la commedia in cui si proclama “Liberale” potremo di nuovo ridere tutti irrefrenabilmente, compresa la gioconda compagnia di giro che si riempie la bocca e la penna di tirate contro il giustizialismo, condividendo con essi il gusto della provocazione e dell’iperbole di cui Silvio è il sublime esegeta.

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