Ci sono star come Madonna che riescono sempre a stare sulla cresta dell’onda, che riescono a creare e dettare mode in ambito musicale stando quindi all’avanguardia. Robert M. Grant, autore di Contemporary Strategy Analysis, ha scritto che a portare al successo Madonna “non è stato certamente il suo talento eccezionale. Come interprete, musicista, ballerina, autrice o attrice, le sue doti sono sempre sembrate modeste”. Egli afferma che esso invece è dovuto al fatto che sia brava a mettere in luce i talenti degli altri, a scoprire nuovi DJ capaci di creare nuove alchimie musicali.Tema molto interessante quello che andiamo ad affrontare oggi con Giovanni Cellupica autore dell’articolo: la nuova figura dei DJ che nel tempo sta cambiando radicalmente. Scopriamo come.

Perché oggi esser DJ fa molto rock
di Giovanni Cellupica

I divoratori di cd ed mp3, appassionati di musica con la “M” maiuscola, hanno scolpito in testa il concetto che di “musica” si possa parlare solo quando ci troviamo al cospetto del grande artista che imbraccia una chitarra o della grande band che inonda l’anima con frequenze e versi appassionati, quelli insomma che ti costringono al bagno di folla di un concerto da stadio oppure nelle ben più intime salette di un “Cavern Club” al numero 10 di Mathew Street. Come dare torto a quanti la pensano in questa maniera?

Ebbene, negli ultimi anni stiamo assistendo ad un fenomeno musicale, ma non solo, che sta riscrivendo almeno in parte questa convinzione rendendola di fatto e per certi versi almeno discutibile.
Se si potesse davvero misurare la dignità musicale di un prodotto o di un artista solo dalla quantità di cd venduti o dal numero di download da iTunes, dai ripetuti passaggi nelle radio commerciali, dalla presenza di articoli sulle riviste patinate e di settore, le cose sarebbero più facili da inquadrare.

Eppure negli anni Duemila, sta avanzando a vele spiegate una nuova figura di musicista che per molti giovani rappresenta il nuovo modello a cui ispirarsi e mirare. Stiamo parlando del DJ, ormai non solo bravo a “mettere su i dischi” ma una vera star richiestissima nelle sale da ballo più “in” delle capitali del mondo e che prima di esibirsi alla consolle passa ora di studio usando strumenti “digitali”: computer e campionatori sono il suo pane quotidiano, il tutto cercando ispirazione nell’astrattismo di bassi profondi da abbinare al “reimpiego di prestigio” di gloriosi brani musicali del pop-rock.

Le prime avvisaglie di questo cambiamento si hanno alla metà degli anni Novanta, quando tale Robert Miles, al secolo Roberto Concina, entra nelle radio e nelle orecchie di tutto il mondo con la sua celebre “Children” motivetto ridondante ma coinvolgente che scala le classifiche di gradimento e riempie le sale delle maggiori disco del globo da Londra a New York. Il fenomeno si estende e molti giovani cominciano a raccogliersi intorno alla “house” facendone un vero movimento di massa, e guardando alla figura del DJ come ad una rinnovata rockstar, una sorta di mentore che prova ad indicare una via di evasione e di espressione della propria personalità, in molti casi repressa nella monotonia della settimana cittadina.
La strada indicata da Miles, porta ai nostri giorni dove il DJ ha rafforzato ancor di più la propria posizione nella società tanto da potersi permettere viaggi intercontinentali in jet privato per raggiungere i luoghi delle performance, collaborazioni con nomi illustri della musica e dello spettacolo e addirittura una certa voce in capitolo quando gli viene chiesto di esprimersi sulle vicende non prettamente inerenti al “disco world” (e cioè in perfetto stile rockstar). È questo il caso del transalpino David Guetta, che assieme ad altri quali Bob Sinclair per esempio, rappresenta tra i migliori interpreti dell’Electro-House.
Guetta debutta all’età di 17 anni e in poco tempo diventa tra i più richiesti del settore. Dalle serate nelle discoteche di Ibiza il passo alla celebrità è stato inesorabile e costante, guadagnato anche a suon di slogan provocatori e di sicuro impatto come il “Fuck Me I’m Famous” derivato dall’omonimo album del 2002 e che gli ha permesso di entrare nelle classifiche dei dischi più venduti.
Nel 2005 David Guetta entra nel novero dei migliori DJ internazionali quando la rivista inglese “DJ Mag” gli dedica ampio spazio e la notorietà che ne consegue, gli vale anche la nomination a miglior DJ agli House Music Awards di Roma dove ottiene riconoscimenti anche per il pezzo “KissDaFunk”.
Ma è con l’album “One Love”, l’ultimo lavoro datato estate 2009, che il biondo transalpino si consacra definitivamente al grandissimo pubblico. Frutto di una commistione di generi che lo stesso Guetta definisce “Electro-Hop”, coinè di musica elettronica e hip-hop, il cd può vantare collaborazioni d’eccezione: da Estelle e Ne-Yo, a Will.I.Am leader dei Black Eyed Peas, da Akon (con il quale ha co-prodotto la canzone “Sexy Bitch” il singolo tormentone dell’estate scorsa) all’affascinante cantante-attrice Kelly Rowland interprete dell’altro singolo “When Love Takes Over”.

Recentemente David Guetta ha dichiarato di non avere in forte simpatia il proprio presidente Nicolas Sarkozy ma che allo stesso tempo non fa uso di droghe. Se cominciasse a farne uso, come molte delle rockstar, potrebbe ritornargli simpatico?

Ma soprattutto l’interrogativo di fondo rimane: il DJ sarà la rockstar del futuro?

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