Ormai è il calendario della Corte Costituzionale a dettare l’agenda dei lavori parlamentari.

Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione Giustizia, ha chiesto di inserire immediatamente in agenda il ddl sul processo breve per i primi giorni di settembre. Il progetto di legge dovrebbe diventare una delle priorità della maggioranza.
La decisione di ritirare fuori dal cassetto il ddl sul processo breve dipenderebbe dal fatto che la Corte costituzionale ha già deciso la calendarizzazione del legittimo impedimento, secondo l’opposizione.
“Sicuramente il processo breve è ora l’ennesimo paracadute che tira fuori Berlusconi sempre con lo stesso obiettivo: evitare di affrontare i suoi processi”, sottolinea l’Idv. E nel centrosinistra, si fa notare che la Consulta molto probabilmente potrebbe pronunciarsi contro il legittimo impedimento.

Se la norma sul legittimo impedimento, di cui Michele Vietti, oggi candidato alla presidenza del Csm, rivendicava il copyright, fosse dichiarata incostituzionale, il premier resterebbe sguarnito. Urge quindi resuscitare un progetto di legge che era arrivato su “un binario morto”. “La calendarizzazione lunga del processo breve”, spiegava all’epoca Vietti in una intervista, “è un primo segnale di apertura del governo, in cambio dell’approvazione del legittimo impedimento”, quale “unica via d’uscita”. In questo modo il premier era salvo in attesa dell’approvazione di un nuovo lodo Alfano con legge costituzionale.

La legge sul legittimo impedimento, approvata lo scorso febbraio, permette al presidente del Consiglio e ai ministri di sottrarsi alle udienze se impegnati in impegni governativi “autocertificati”. In caso di illegittimità costituzionale il premier resta senza scudo. Ecco quindi la necessità di “resuscitare” il ddl sul processo breve già approvato in Senato a gennaio. I processi, su reati con pene inferiori nel massimo a 10 anni, potranno estinguersi dopo tre anni in primo grado, due in appello e un anno e sei mesi in Cassazione. Per i reati più gravi i tempi si allungano. Sui reati commessi prima del maggio 2006 il tetto però è di soli due anni, utile per i processi Mediaset e Mills .

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