Un assicuratore che ammazza il suo capo per paura di essere licenziato. Un rappresentante che uccide gli ex datori di lavoro e si toglie la vita perché lui, il licenziamento, l’ha subito un anno fa. Due storie diverse, lontane. Unite dal disagio di chi non è sicuro del proprio posto di lavoro. O quel lavoro non c’è l’ha più. E poi lo stesso finale di follia.

Ieri la tragedia di Massarosa, vicino a Lucca: Paolo Iacconi, 51 anni, torna nella sua vecchia azienda, spara a due dirigenti e si uccide con un colpo alla tempia. Oggi la notizia di un’altra storia di incomprensioni sul lavoro, un altro omicidio: Flavio Pennetti, romano di 30 anni, colpisce più volte con una mazza da baseball il suo superiore, Massimo Carpifave, sessantenne alla guida dell’agenzia di assicurazioni Assirisk. Ieri pomeriggio i due stavano tornando a Roma dopo un appuntamento di lavoro a Leonessa. A un certo punto, in auto, è scoppiato un litigio. Pennetti ha perso la testa, ha accostato la vettura e ha ammazzato Carpifave. Ha gettato il cadavere in una scarpata e lo ha ricoperto con sassi e terriccio per nasconderlo. “Avevo paura di essere licenziato”: la confessione dell’assicuratore è arrivata oggi, dopo che le forze dell’ordine, allertate dalla moglie della vittima, avevano trovato il corpo la notte scorsa.

Senza lavoro da un anno, Paolo Iacconi, era stato licenziato perché non riusciva più a raggiungere gli obiettivi di fatturato, anche a causa di problemi di depressione. Il lavoro, invece, Flavio Pennetti ce l’aveva, ma qualcosa non funzionava più nei rapporti col capo: “Era un dittatore – ha detto agli inquirenti –. Mi ha insultato in tutti i modi. E quando ha cominciato a parlare della subagenzia, quando mi ha fatto capire che poteva anche chiuderla e revocarmi l’incarico, non ci ho più visto”.

Secondo il presidente dell’ordine degli psicologi Giuseppe Luigi Palma, “fatti così eclatanti dipendono dalla storia personale, dall’incertezza del ruolo lavorativo e da fattori di stress che comprendono anche il caldo e la fatica”. A questi fattori va forse aggiunta la crisi economica, che “ha comportato un aumento del disagio psicologico – spiega Palma – e la maggiore frequenza dei casi di disagio è una conseguenza del clima di incertezza”.

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