Il divieto non cessa mai. Nemmeno nelle proprie case, lontano dalle basi o dai campi di combattimento. Neppure lì militari americani omosessuali possono, per ora, esplicitare le loro preferenze sessuali senza correre rischi. Perché le forze armate della più potente nazione del pianeta non consentono ai gay dichiarati di prestare servizio in divisa. Meglio: impongono – attraverso la norma nota come “Don’t ask, don’t tell” (“Non chiedere, non dire”) – l’allontanamento di chiunque dichiari di essere gay, o venga colto in pratiche omosessuali.

La norma ha già causato l’allontanamento di più di 13.500 militari dal 1994 a oggi. Dovrebbe entrare presto nei libri di storia: l’amministrazione Obama sta infatti esercitando pressioni sul Congresso perché la cancelli. La Camera ha già votato per la sua abrogazione, e il Senato esaminerà la vicenda questa estate. Non solo: in California, un ex maggiore dell’aviazione militare, Mike Almy, “licenziato” nel 2006 dopo la scoperta di alcune mail in cui dichiarava le sue inclinazioni sessuali, sta combattendo in tribunale perché una ingiunzione federale blocchi immediatamente la norma, considerata incostituzionale. Il più grande desiderio dell’ex maggiore, ha scritto lui stesso in una lettera del 26 aprile al presidente Obama, è di “tornare  in servizio nell’aviazione, per proteggere le libertà della nazione che amo: le stesse libertà di cui non ho potuto godere mentre ero in divisa”.

Ma mentre il Paese si prepara a cancellare una norma che si basa sull’omertà e sull’ipocrisia – di fatto l’omosessualità è “ammessa” purché resti “invisibile” – emergono i particolari su come sia stata attuata in questi anni. E tra i più incredibili c’è un libretto a fumetti, pubblicato nel 2001, il cui scopo primario era quello di insegnare il modo corretto di fare inchieste sull’eventuale condotta omosessuale dei commilitoni.
Dignity and Respect” – questo il nome del fumetto – si apre con la vicenda del soldato Howard, “scoperto” dai suoi compagni in un atto omosessuale e per questo cacciato. La stessa sorte attende il sergente Williams: si considera un “buon soldato”, desideroso di servire il proprio Paese, ma rivela al suo superiore di essere gay. E questi, dopo essersi consultato con un sergente, si vede costretto a dargli il foglio di via.

Non è il primo fumetto tra l’imbarazzante e il ridicolo a finire nelle mani dei soldati americani (uno, più vecchio, spiegava ai militari come smontare la propria arma proponendo un parallelo con uno spogliarello). Ma non sembra certo il modo migliore per cancellare pregiudizi verso i gay che – secondo alcuni gruppi di difesa dei diritti omosessuali – sono presenti persino nella formulazione delle domande di un questionario che il Pentagono ha inviato a 400mila militari. Un sondaggio che ha per oggetto proprio la cancellazione della norma “Don’t ask, don’t tell”, e come l’assenza di questa norma potrebbe cambiare le condizioni del loro servizio.

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