Prima di parlarvi e ascoltare qualcosa dell’artista e del disco scelto oggi, vorrei poter ringraziare tutti i lettori de”Il Fatto” e i tanti ascoltatori che mi hanno scritto qui e anche sul mio sito.

Ritrovare vecchi amici con cui ho condiviso molte ore alla radio e nuovi lettori, è la molla fondamentale, la benzina più potente per fare questo lavoro.

Leggo “Il Fatto Quotidiano” dal secondo giorno, il primo le tre copie arrivate nella piccola edicola del mio comprensorio poco lontano da Roma, erano finite in brevissimo tempo. Adesso le copie quotidiane sono di più, ma dopo mezzogiorno non ce n’è più una. Ottimo segno!!

L’impegno etico, civico e perché no, politico, nel senso migliore del termine, di tanti colleghi, mi spinge a sentirmi vicino ogni giorno alla redazione e alle sue scelte coraggiose e determinate.

Ho accettato molto volentieri l’invito a tenere questo blog. Fino ad oggi non l’avevo mai fatto, ma ci tenevo a dare una piccola testimonianza e a far parte di questo movimento di giornalisti e soprattutto lettori “pensanti”.

Cercherò di farlo alla mia maniera, quella di presentare della musica e visto che “Il Fatto” pubblica notizie che gli altri non danno, vorrei potervi fare ascoltare dei brani che le radio, spesso, non hanno il coraggio di far sentire o la pazienza di andare a cercare.

Nulla è impossibile, neanche realizzare un disco dopo essergli corsi dietro per oltre 35 anni.

E’ successo a Solomon Burke e Willie Mitchell.

Il primo è il leggendario “Reverendo: “The King of Rock’n’Soul”, il secondo uno dei più grandi arrangiatori di black music: ( Al Green, Tina Turner, Isaac Hayes, Lou Rawls, Al Jarreau, Jimmy Smith, B.B. King).

Non si erano mai conosciuti personalmente, rimandando la circostanza alla prima occasione utile, ma mandandosi negli anni reciproci messaggi di apprezzamento e stima.

Lo scorso anno, al termine di un concerto a Philadelphia, Solomon Burke, decise che quel momento era arrivato. Prima di rientrare a Los Angeles, decise di far tappa a Memphis per conoscere finalmente Willie.

“Un incontro tra due fratelli, così è stato il nostro abbraccio”.

Poche ore dopo i migliori musicisti di Memphis vennero convocati nello studio di registrazione e “Nothing’s impossibile” appena pubblicato, in concomitanza con i 70 anni di Solomon Burke, è il racconto della notte di musica che ne è seguita, incisa sul nastro.

Poi Willie ha lavorato a lungo sugli arrangiamenti, cesellando incastri di fiati, pieni di archi, morbide chitarre e tappeti di organo.

Peccato che il termine del lavoro sia coinciso con il termine del contratto con la vita di Willie Mitchell, scomparso lo scorso 5 gennaio.

E’ una voce forte, potente quella di Solomon Burke, sicura e senza mai un’esitazione, ma è soprattutto una voce che, a dispetto della sua immensa mole, iesce a poggiarsi leggera sulla musica.

Mi sorprende sempre ascoltarlo, ha il dono di farti sentire che sta cantando solo per te, che quel momento in cui lui ha cantato e tu lo ascolti, non sarà poi più ripetibile.

Questa volta l’esperienza è stata davvero irripetibile, tanto che nel presentare il disco ha detto: “ se potessi tornare indietro, mi fermerei e cristallizzerei ogni momento passato a lavorare su questo album. Fa male sapere che non avrò mai più un’opportunità del genere”.

E allora credo che valga la pena di ascoltare qualcosa da questo disco:

http://www.youtube.com/watch?v=Rkyu7a0NMW0

http://www.youtube.com/watch?v=JwP4PORW0ng

http://www.youtube.com/watch?v=Whd8xd2xNBQ

Solomon Burke sarà in Italia il:
17 luglio a Monza :“Brianza Blues Festival”

18 luglio a Summonte (Av): “Sentieri Mediterranei”

19 luglio a Mascalcia (Ct): “Etna in Blues”

http://www.youtube.com/watch?v=3FnHCg2BNA0

Articolo Precedente

If loving you is wrong

next
Articolo Successivo

Non solo talent show

next