No, amare un Paese, come una persona, non vuole dire ignorare i suoi difetti. Anzi, chi ama davvero la propria terra non tace i suoi problemi, cerca piuttosto di conoscerli e di risolverli. Orgoglio e ottusa ignoranza sono due cose che devono restare distinte.

Non so voi, ma il video diffuso sul sito www.italia.it a me provoca un disagio profondo. Si vedono le meraviglie del nostro Paese illustrate dalla voce flautata e solenne di Silvio Berlusconi: Firenze, Venezia, Milano, Portofino dove il premier ha la sua villa.

Ma gli stranieri che dovrebbero essere richiamati dall’invito del Cavaliere e gli italiani ormai sanno benissimo che l’Italia non è più questa. Certo, sarebbe difficile richiamare i turisti mostrando quanto l’ambiente – naturale, ma anche sociale e politico – del nostro Paese sia cambiato. Provate a immaginare… Silvio che dice: “Questa è la magica Italia che dovete scoprire”, e dietro che scorrono le immagini delle speculazioni edilizie che si stanno mangiando la Riviera del Brenta e le ville venete, dell’assurdo autodromo che cementificherà la campagna di Verona. Poi le foto del megacentro commerciale di Mediapolis nella piana di Ivrea o di quelli che punteggiano le Langhe di Fenoglio e il Chianti. Ancora il filmato dei porticcioli che stanno cancellando la costa ligure con la benedizione del centrodestra e del centrosinistra, per la gioia della criminalità organizzata che qui ricicla il denaro.

Oppure provate a veder scorrere davanti ai vostri occhi, accompagnate sempre dalla voce del Cavaliere, le fotografie degli incontri tra Marcello DellUtri e Flavio Carboni, quelle delle persone indagate per ‘ndrangheta che entrano negli uffici della Regione Lombardia per essere ricevute da amici di Formigoni.

E’ vero, se diffondessimo queste immagini a pochi verrebbe voglia di venire in Italia. Ma forse ce lo meriteremmo, perché il nostro Paese ormai è questo. Una nazione dove si costruiscono grandi opere, come il Ponte sullo Stretto o l’autostrada Mestre-Orte, che costeranno decine di miliardi di euro l’una e arricchiranno anche la mafia, mentre con 5 miliardi si metterebbe in sicurezza tutto il territorio nazionale dalle frane che in cinquant’anni si sono portate via 3.500 vite umane.

Lo spot di Berlusconi un merito di sicuro ce l’ha: ci mette di fronte alla nostra coscienza. Ci ricorda come eravamo, come potremmo essere. Ma d’un tratto ci fa provare un disagio profondo, quasi un disgusto, per quello che siamo diventati.

L’ambiente naturale, ma anche umano, è lo specchio di noi stessi. Ci ricorda la nostra tradizione e la nostra identità. Ecco, l’Italia e gli italiani non sono più soltanto il Colosseo e il duomo di Cefalù, ma anche le speculazioni edilizie delle borgate di Roma e le colate di cemento sulle coste siciliane. Come il duomo di Milano era il simbolo di una comunità che aveva un grande senso di sé e del proprio destino, così i palazzoni senz’anima della nuova Milano sono il segno di una città che non ha più amore per se stessa. Che non ha un’idea del futuro e non coltiva sogni.

Basta allora con la mentalità da spot: smettiamola di ingannare gli altri e noi stessi. Facciamo un gesto di lealtà e soprattutto di coraggio: proviamo a capire come siamo davvero. E cambiamo. Alla fine anche i turisti verranno a visitare un paese più vivo, più giusto.

Allora… grazie a Berlusconi, che ci ha ricordato di visitare l’Italia e di conoscerla. Quella vera, però.

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