Brescia

Punto primo: Roberto Maroni chiuderà la festa del Pd di Desenzano del Garda

Punto secondo: tredici vittorie legali della Camera del Lavoro contro altrettante delibere discriminatorie, per lo più contro i bambini degli immigrati, ma il Pd tace.

Verona

Enrico Letta afferma che bisogna “aprire alla Lega”.

Pontida

Umberto Bossi annuncia di “voler deporre i fucili e ottenere le cose in modo democratico”. Esattamente cosa sta accadendo? Lo abbiamo chiesto a Furio Colombo un dei pochi esponenti del Pd che non tace (dentro e fuori da Montecitorio) sulla deriva xenofoba del partito di Umberto Bossi. Nelle scorse settimane il dibattito si è concentrato su “Padania sì o Padania no” mentre in Veneto si parlava di disobbedienza fiscale. Si è rischiato un caso diplomatico sulle accuse di Bossi alla Nazionale di calcio ma pochi sembrano scandalizzarsi dei ripetuti oltraggi ai simboli dell’ unità nazionale. Nella regione del governatore leghista Zaia, continua ad aumentare il numero degli imprenditori che si tolgono la vita perché incapaci di onorare gli impegni con dipendenti e fornitori mentre Enrico Letta del Pd afferma che è necessario aprire un dialogo con la Lega. Il presidente del Consiglio corre ai ripari confermando la solidità della maggioranza.
Possibile che Umberto Bossi oggi sia l’uomo politico che conta di più in Italia?
“Conta perché è ciò che è stato stabilito da coloro che decidono di farlo contare. E’ l’uomo politico più importante perché senza di lui Silvio Berlusconi non potrebbe governare. La verità è che il sostegno della Lega è stato recentemente lodato anche in Aula, da Fabrizio Cicchitto, mentre si tentava di aprire un dialogo tra Partito Democratico e Lega. Personalmente non cercavo in alcun modo di dialogare con la Lega. Cicchitto comunque ha ribadito come questo partito sia garante della buona riuscita delle leggi del Governo. Devo ammettere che Bossi, dal canto suo, è stato furbo e abile ad anticipare i tempi ma tutto ciò sarebbe stato secondario perché ciò che conta è unicamente il fatto che i suoi voti sono indispensabili per esistere ad un uomo come Berlusconi”.

Come interpreta il fatto che il raduno leghista si sia chiuso con il messaggio “pacifista” di Bossi: “ Abbassiamo i fucili”.
“La risposta è molto semplice: non è un momento particolarmente felice per la Lega. Per la prima volta una persona che conta (il presidente della Camera) ha detto che la Padania non esiste. Questo ha indotto il capo Bossi a irradiare bollettini di mitezza che prendono il posto dei messaggi brutali e drammatici che avevano caratterizzato tutto il periodo successivo alla vittoria elettorale. Bossi ha capito che è il momento di spostarsi su posizioni relativamente più tolleranti e caute. Ma tutto ciò è avvenuto solo dopo che un membro autorevole della politica ha rotto l’incanto”.
Buona parte dell’elettorato del nord ha scelto la Lega”.

Dal suo punto di vista perché le regioni più ricche del Paese si sentono rappresentata da chi parla sempre di passato piuttosto che di futuro?
“Personalmente credo che il fenomeno vada inquadrato in due crisi: la prima è quella che ha riguardato il partito della Democrazia Cristiana, equilibrato e intermedio, che teneva il voto del nord, l’altra riguarda invece la parte più drammaticamente coinvolta nella sopravivenza alla perdita del lavoro. Il fatto che il Pci e poi i Ds, con una manovra mai fatta prima, abbiano letteralmente sciolto le fila nelle quali questa gente si sentiva di appartenere. La conseguenza è stata un enorme senso di solitudine. E’ venuta a mancare la figura del grande partito con i suoi valori anche di solidarietà oltre che di appartenenza. Temi ormai vietati all’interno della stessa discussione politica. Vietati ormai come le feste dell’Unità. Tutto ciò ha spostato voti verso quel movimento che afferma il riconoscimento di una identità e ciò alimenta almeno apparenti sicurezze”.

In Veneto nelle scorse settimane si è tornati a rilanciare lo slogan della disobbedienza fiscale e Zaia sembra intenzionato a proporre un referendum sull’autodeterminazione della Regione. Eppure tutti tacciono compresa l’opposizione.
“Tutti tacciono come si tace e si parla in questo Paese nel quale i media sono soggetti a seconda delle istruzioni che provengono da Berlusconi. Se un direttore intende che un argomento è sgradito al padrone dei media allontana la notizia. L’opposizione è vittima di una superstizione che tormenta il Pd e lo rende inetto nel svolgere il suo ruolo politico. Il sortilegio è quello di creder che un giorno staremo insieme alla Lega. Una suggestione oggi priva di fondamento: poteva accedere in passato ma quando le parti si allontanano così tanto sarebbe come se al tempo della Repubblica di Salò qualcuno avesse creduto di mettere insieme fascisti e socialisti. L’errore sarebbe vivere nel ricordo di quando Bossi ha abbattuto il primo governo Berlusconi. Una vera illusione del tutto infondata”.

Facciamo un’ipotesi: salta il federalismo fiscale. La maggioranza traballa e Bossi si propone con il suo elettorato al miglior offerente. Bersani e Di Pietro secondo Lei cosa farebbero?
“Temo che il Partito Democratico cadrebbe nell’illusione di questa nuova trappola. Spero che ciò non sia possibile, credo che questo non sia possibile visto le posizioni xenofobe della Lega sempre più vicine alla destra europea. Non credo si possa tornare indietro. Spero non sia così”.

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