Strasburgo, Ristorante Crocodile, il 9 luglio 1980. Quella sera, Altiero Spinelli, ex commissario e allora parlamentare europeo, l’autore del Manifesto di Ventotene, riuniva a cena, in questo rinomato locale di Strasburgo, altri otto eurodeputati che avevano accettato il suo invito: nasceva così il Club del Coccodrillo, destinato ad allargarsi fino a comprendere 180 parlamentari europei e a influenzare il cammino dell’integrazione europea, che, alla metà degli Anni Ottanta, sarebbe uscita dallo stallo delle crisi energetiche e del ‘problema britannico’ e avrebbe imboccato la via del completamento del mercato unico, del Trattato di Maastricht e della moneta unica.

Il Club del Coccodrillo condusse il Parlamento a varare nell’inverno 1984, entro la sua prima legislatura eletta a suffragio universale, un progetto di Trattato che istituiva l’Unione europea: i governi degli allora Dieci non fecero proprio il Progetto Spinelli, ma, meno di dieci anni più tardi, l’Unione era cosa fatta. L’anniversario è passato un po’ in sordina, in giorni in cui l’europeismo è desueto, il federalismo ha risonanze solo padane e l’Unione attraversa un’altra crisi ed è alla prese con la riforma della governance dell’economia europea e mondiale.

Ma nel Parlamento europeo, che delle istituzioni comunitarie è quella che ha preso più sul serio le novità del Trattato di Lisbona in vigore dal 1 dicembre, ci sono fermenti spinelliani. Chi visse e ricorda quegli anni spera e crede, nel buio di questa fase in cui s’è addirittura riaperto il dibattito sull’irreversibilità dell’Unione, che possa aprirsi una nuova stagione di approfondimento dell’integrazione europea: obiettivo, magari, non più la Federazione europea, ma gli Stati Uniti d’Europa.

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