La Mondadori, il gingillo della famiglia Berlusconi, ottenuto grazie a una sentenza comprata, deve essere protetta ad ogni costo. Anche con una modifica introdotta all’interno della manovra economica blindata, per evitare il rischio di imboscate. E così dopo l’emendamento del relatore Azzollini che permette alla Mondadori di pagare il 5% del dovuto per un contenzioso da 400 miliardi di lire in Cassazione ( si tratta di un processo tributario in cui ha avuto ragione sul fisco in primo e secondo grado), ora c’è l’emendamento  salva “Lodo Mondadori”, presentato dal ministro Alfano che di “lodi ad premier”se ne intende.

Bisogna arrivare al comma 18 per capire che il Cavaliere vuole allungare i tempi della sentenza d’appello di Milano sul pagamento o meno di ben 750 milioni di euro come risarcimento alla Cir di Carlo de Benedetti,  a cui fu scippata l’azienda con le mazzette. Dice la modifica di legge:” … Nei procedimenti civili contenziosi aventi ad oggetto diritti disponibili che, alla data di entrata in vigore della presente legge, pendono dinanzi alla Corte d’Appello, il giudice, su istanza di parte, anche con decreto pronunziato fuori udienza, rinvia il processo per un periodo di sei mesi per l’espletamento del procedimento di mediazione…”. La parte richiedente deve presentare la richiesta di sospensione entro 3 mesi dall’entrata in vigore della legge e, ottenuta la pausa, ha 15 giorni di tempo per la presentazione della domanda di mediazione.

Coincidenza vuole che proprio la causa civile legata al Lodo Mondadori si trovi in secondo grado, in un momento cruciale. A fine luglio, o al primo di settembre, si attende la consulenza tecnica (sul valore delle azioni e di conseguenza sulla congruità del risarcimento), disposta dal Collegio della seconda sezione d’appello, presieduta dal giudice Luigi De Ruggiero. L’udienza in merito, cosiddetta di “trattazione”, è stata fissata per il 28 settembre. La sentenza sarebbe prevista entro i primi mesi del 2012 per un accordo tra la Corte e le parti, voluto da Cir. In cambio ha concesso alla Fininvest il congelamento del maxi risarcimento, dietro la fideiussione di 806 milioni, garantita da banca Intesa Sanpaolo.

Con questo emendamento però tutte le previsioni saltano. L’Agenda della Corte potrebbe essere mandata all’aria perché l’azienda del premier può ottenere una sospensiva di 6 mesi. Fininvest però  – in una nota – esprime “tutto il suo stupore e il suo sdegno di fronte all’insinuazione secondo cui sarebbe interessata ad un rallentamento del processo d’appello”.

La condanna del Biscione fu decisa nell’ottobre scorso dal giudice del Tribunale civile di Milano, Raimondo Mesiano. Intervenendo al telefono durante Matrix, Berlusconi lo definì un giudice di “estrema sinistra, fortemente condizionato dall’esterno” e aggiunse che la sentenza di condanna della Fininvest” ha le impronte digitali della Cir”. Pochi giorni dopo, alla festa del Pdl di Benevento, fece una sorta di promessa minacciosa: “su quel giudice ne verranno fuori delle belle”. Detto, fatto: La settimana successiva su  “Mattino 5” andò in onda il  pedinamento di Mesiano, definito bizzarro perché fumava davanti al negozio del barbiere e indossava calzini turchesi. Per quel filmato il direttore di Videonews e conduttore della trasmissione, Claudio Brachino, è stato sospeso per 2 mesi dall’Ordine dei giornalisti, su decisione del Consiglio della Lombardia.

A denunciare l’ennesimo Lodo Alfano, che ha ribattezzato “Anti Mesiano”, è stata la senatrice del Pd, Silvia dalla Monica, capogruppo in commissione Giustizia. Che avverte: per gli interessi dell’azienda del premier si avranno effetti “devastanti sulla giustizia civile per tutti gli altri cittadini italiani. La giurisdizione sarà infatti svuotata, i tempi e i costi aumenteranno, creando una sorta di giustizia di classe”.

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