Alzi la mano chi sa che cos’è la metrologia. Pochi.

Alzi la mano chi era in piazza ieri mattina a manifestare. Un po’ di più, per fortuna.

Io che cos’è la metrologia non lo so bene: un po’ me lo sono fatto spiegare da un amico scienziato, ma dopo un quarto d’ora avevo le idee più confuse di prima. Poi ho provato con internet ed è andata meglio. Detto male, in sintesi, è la scienza che si occupa delle misurazioni. E’ la scienza, quindi, che si occupa di dare i numeri. I numeri giusti.

Pensate se i numeri sono sbagliati, che confusione.

Come dite? Ci siamo abituati? Va bene, facciamo un esempio: ieri mattina a Torino, come in altre città d’Italia (quelle in cui non si era potuto scioperare la settimana scorsa) si è tenuta la manifestazione della Cgil contro la finanziaria e contro le politiche economiche del governo. Il corteo era bello lungo: pare che quando la testa è arrivata in piazza Castello, la coda fosse ancora a Porta Susa. Dal palco hanno gridato che la manifestazione è riuscita: 35.000 partecipanti. Oppure 3.000? Oppure 30? Oppure 3.514.644,67?

Numeri. Numeri e misure sbagliate. Sui partecipanti alle manifestazioni di protesta siamo abituati ad essere sballottati da dichiarazioni in contraddizione tra loro riguardo i numeri, ma lì entrano in gioco altri fattori (per la cronaca, ieri a Torino eravamo abbastanza: è vero che il corteo era lungo, anche se un po’ sfilacciato; è vero che assomigliava a un rito a cui non si può mancare se no finisci per dare ancora più ragione al governo, più che non a una protesta convinta e determinata.

Però eravamo in tanti, per essere il 2 luglio e per essere uno sciopero recuperato ai tempi supplementari rispetto a quello del 25 giugno).

Con i numeri e con le misure, invece, non si dovrebbe scherzare troppo quando si parla di metrologia, perché lì se fai le cose male, non so, ho l’impressione che la faccenda sia un po’ più seria delle scaramucce tra questure e organizzatori di cortei. Pare che la metrologia, infatti, fornisca numeri e strumenti (perdonatemi una definizione così superficiale) a un sacco di discipline e ambiti, sia teorici che pratici: dalla fisica alla medicina, dalla meccanica alla statistica, dalla gestione aziendale all’astronomia, dalla chimica all’elettronica, dalle nanotecnologie alle ricerche sui materiali magnetici.

E quindi, dove vuoi andare a parare? Cosa c’entrano gli scioperi con la metrologia?

Quindi ho scoperto che tra i tagli dell’ultima finanziaria il governo prevedeva anche il declassamento della metrologia, ovvero l’accorpamento dell’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica) a un colosso come il CNR, con l’inevitabile (probabile) perdita di specificità, posti di lavoro, di fondi per la ricerca e di autorevolezza a livello internazionale.

In altre parole l’INRIM veniva considerato un ente inutile e superfluo.

Poi le acque si sono mosse, qualche lavoratore si è mobilitato e il Presidente dell’INRIM di Torino ha scritto al Presidente della Regione e al Presidente della Repubblica.

A leggere cosa gli ha scritto c’è, tanto per cambiare, poco da stare allegri. E’ salutare vederla tutta, la lettera, ma sottolineo in particolare questi due passaggi: “in ogni paese europeo avanzato l’istituto metrologico nazionale è una istituzione autonoma che riferisce direttamente al suo ministero […] la sua soppressione sciuperebbe gli investimenti fatti […] e favorirebbe sempre più la fuga dei cervelli”.

Ora questo pericolo sembra scongiurato, per il momento. Il governo, probabilmente sollecitato dal Quirinale, ha fatto una delle sue solite brevi e repentine marce indietro: l’INRIM è stato tolto dalla lista degli enti inutili, da potare.

Ma cosa sarebbe successo se qualche lavoratore non si fosse mobilitato, se il presidente dell’INRIM non si fosse esposto, se il Presidente della Repubblica non avesse ascoltato il suo appello? E poi, fatta la retromarcia, ingraneranno di nuovo la prima: sopra a cosa passeranno, cosa verrà schiacciato? Non staranno solo prendendo la rincorsa?

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