Per sua natura ogni schermo è supporto ideale per la pornografia. Pornografici sono film e foto, fumetti e disegni. Pornografia è il “pop-porno”, quello che il filosofo Simone Regazzoni definisce “il porno audiovisivo di massa” ora fruibile da tutti su Internet. Pornografia però non è solo “descrizione e rappresentazione di temi e immagini oscene” come scrive lo Zingarelli (quello del 2004 almeno). Pornografia è soprattutto  “la raffigurazione esplicita di atti erotici e sessuali in genere” come scrive, grossomodo, Wikipedia. “Esplicito” questo è l’aggettivo che caratterizza la pornografia.

In Italia, negli ultimi anni, con lo spopolare dei canali commerciali (e con la mancanza di concorrenza nel mercato televisivo), la pornografia è diventata il vero motore propulsivo della televisione. Non si parla qua di tette e culi, balletti ancheggianti e occhi languidi delle letterine di turno. Si parla piuttosto di quella che molti hanno chiamato la “pornografia dei sentimenti” ovvero, potremmo dire “la raffigurazione esplicita di atti e sentimenti privati e personali in genere”.

Cosa è pornografico per chi guarda uno schermo? Una fellatio, certo. Ma non è ugualmente pornografico, nel suo essere esplicito, il pianto di un tronista circondato da pubblico che commenta le sue ultime corna? Non è pornografica una vecchia carampana che ammicca alla telecamera sperando di diventare la prossima Velona? Non è pornografica la verginità di secchioni arrapati davanti a pupe senza licenza elementare? Non sono pornografiche le esibizioni di presentatori improvvisatisi cantanti nella domenica pomeriggio di Canale5? Non sono pornografiche le inquadrature di alcuni reality che – come  farebbe Joe D’Amato stringendo su una penetrazione – indugiano esplicitamente su liti, amori, rapporti, violenze, volgarità, meschinerie?

La tv italiana è una grande macchina da presa pornografica, una fabbrica di soldi che si nutre con “morti di fama” disposti a qualsiasi umiliazione per cinque secondi di notorietà, tutti pronti a mandare a monte storie, famiglie, amicizie, relazioni, in cambio di un trenino “Meu amigo Charlie Brown” nell’ultima trasmissione di Costanzo.

In questa fabbrica, però, ci sono alcuni che rispetto agli altri sono degli scioperati. C’è chi nasce dal circuito mediatico, da questo riceve popolarità e successo, e poi nella sua normalità preferisce non concedersi a tutti i costi alle logiche pornografiche della tv popolare – queste sì degradanti, a differenza della pop-porno. C’è chi nasce in tv e poi segue la sua strada, vive le sue passioni anche estreme, i suoi alti e bassi, tutto senza piazzate catodiche. Facendo niente, rende evidente l’avidità famelica del baraccone tv. Poi capita un giorno che uno di questi scioperati si schianta a terra dopo un lancio con il paracadute. Muore in ospedale, dopo nove ore di intervento. E anche se di lui conosciamo solo il personaggio, un po’ ci manca.

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