Come era prevedibile il G8 riunito in Canada non riesce a trovare un’intesa sulla nuova tassa per le banche che perfino la Commissione europea auspicava. “Non c’è alcun accordo per ora su una tassa globale”, ha ammesso Len Edwards, negoziatore del Canada. I Paesi, quindi procederanno in ordine sparso: Francia e Gran Bretagna cercheranno di far tornare nelle casse dello Stato parte degli aiuti pubblici concessi tra il 2008 e il 2010, altri come l’Italia (che non hanno speso molto per il settore creditizio) rimarranno a guardare. Anche il progetto di mettere una micro-tassa sulle transazioni finanziarie, per ridurre il margine di guadagno di chi ne fa moltissime a soli fini speculativi, sembra ormai archiviata, come ha confermato la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Ma la posta in gioco a Toronto, in Canada, era più alta: decidere se la via giusta per gestire questa fase della crisi è quella degli Stati Uniti (mantenere le misure straordinarie a sostegno dell’economia anche a rischio di scatenare l’inflazione) o quella della Germania e di ormai quasi tutta l’Europa (ridurre i deficit di bilancio per evitare gli attacchi speculativi anche a costo di tornare in recessione). L’unica cosa su cui i Paesi del G20, che si sono riuniti ieri sera dopo quelle del G8, sono davvero d’accordo è la delicatezza del momento: la ripresa economica è fragile e sbagliare le mosse adesso avrebbe conseguenze disastrose.

In attesa del comunicato finale del G20, va agli atti il summit del G8. Come ha spiegato il presidente francese Nicolas Sarkozy, gli otto grandi sono d’accordo su un percorso di “uscite coordinate” dalle politiche straordinarie di stimolo all’economia. Che è un modo per evitare lo scontro con Obama (perché il coordinamento implica che bisognerà considerare anche le esigenze americane) senza mettere in difficoltà la Germania, che pretende dagli altri Paesi sacrifici analoghi a quelli che Berlino sta chiedendo ai suoi elettori, tagli alla spesa e aumenti delle tasse con parte dei risparmi reinvestiti per sostenere la crescita. Il G20, stando alle bozze di comunicato finale che circolava ieri, dovrebbe invece stabilire un percorso più preciso: dimezzare i deficit entro il 2013 e riportare sotto controllo (si vedrà in che senso) il debito nel 2016. Obiettivi non troppo diversi da quelli che l’Europa sta già perseguendo.

Anche se l’economia era in cima alle preoccupazioni del G8 canadese, il comunicato finale tocca anche i principali nodi geopolitici, rimarcando che c’è “profonda preoccupazione per le gravi minacce alla pace e alla sicurezza globali”. Che, nell’ordine, sono: la Corea del Nord con le sue armi atomiche, il programma nucleare dell’Iran e il deterioramento della situazione in Medio Oriente. Il G8 sanziona – soltanto a livello verbale, visto che non ha altri poteri – l’intervento dell’esercito israeliano sulle navi che volevano forzare il blocco di Gaza, lo scorso 31 maggio, pur riconoscendo “il diritto di Israele all’autodifesa”. Quanto all’Afghanistan, dove le truppe americane saranno guidate da David Petraeus dopo le dimissioni del generale Billy McChrystal, il G8 spera che ci siano “chiari miglioramenti” in vista delle elezioni di settembre.

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