Le ragioni di uno sciopero da parte dei magistrati, ingenerosamente tacciato come sciopero politico da una parte della politica, sono varie e complesse. Come noto la manovra finanziaria ha toccato pesantemente gli stipendi dei magistrati, ma il problema non è solo economico.

Indipendenza ed autonomia

La magistratura è un potere dello Stato, indipendente a terzo. Il dover andare a chiedere ogni anno un aumento di stipendio al Governo è certamente una deminutio di questa autonomia. Perché quindi eliminare l’adeguamento automatico degli stipendi? Cui prodest? Per la magistratura il meccanismo degli automatismi stipendiali stabiliti per legge è presidio di indipendenza dal Governo che avrebbe un rilevante strumento di condizionamento ove i magistrati fossero periodicamente costretti a negoziare il trattamento economico, come di fatto accaduto nel corso dell’ultimo biennio in conseguenza del ricorso alla decretazione d’urgenza in materia coperta da riserva di legge e senza le garanzie proprie della legge in senso formale.

Ciò nonostante questa è la terza volta che i magistrati si trovano costretti ad assumere un ruolo improprio di “parte”nell’ambito di una “contrattazione” che non appare conforme al vigente sistema di guarentigie, anche di rango costituzionale, né rispettoso del principio di separazione dei poteri e neppure funzionale ad assicurare le adeguate condizioni di serenità in cui la delicata funzione giurisdizionale deve auspicabilmente esercitarsi nell’interesse dei cittadini.

Guadagnano meno di un commesso della Camera

Lo stipendio di un giovane magistrato è più vicino a quello di un commesso della Camera, che non a quello di un Parlamentare. Ed infatti quando si dice che lo stipendio dei Parlamentari è ancorato a quello dei Magistrati, si dà una informazione del tutto fuorviante: lo stipendio dei Parlamentari è infatti ancorato a quello del Primo Presidente della Corte di Cassazione (che guadagna uno stipendio pari a circa 4 volte quello di un giovane magistrato). Eppure i giovani magistrati, sbattuti in trincea nei posti più “caldi” d’Italia, sono quelli più penalizzati da questa manovra.

Le sedi difficili

Spesso non ci si può permettere nemmeno di pagare il rientro a casa dalla propria famiglia ogni week end dalle sedi più sperdute di Italia: i costi di affitto della seconda casa, le utenze, gli spostamenti sono un aggravio enorme per i magistrati trasferiti lontano dalle proprie famiglie. La professione si inizia in media a 30-35 anni, età in cui in genere si hanno già dei figli piccoli ed un partner che lavora. Solo i più fortunati riescono a trasferirsi con tutta la famiglia (ove cioè il lavoro del partner lo consenta), e sempre che trasferirsi in posti di “trincea” possa considerarsi un bene per i figli. I magistrati, a differenza delle forse dell’ordine, non hanno diritto all’alloggio di servizio, né sconti sui mezzi di trasporto.

Incarichi d’oro

La manovra impone sacrifici solo ai magistrati che fanno esclusivamente il proprio lavoro. Come noto un nutrito pacchetto di magistrati (soprattutto del Consiglio di Stato, dei TAR e della Corte dei Conti) svolge anche un “doppio lavoro” a favore di ministeri, autorithy ed amministrazioni varie. Accade, quindi, che alcuni magistrati sommino al proprio stipendio un secondo stipendio, che in alcuni casi è di centinaia di migliaia di euro. Orbene, il “doppio” stipendio non è toccato affatto dalla manovra, e si penalizza solo chi fa a pieno il proprio dovere. Va anche detto che, per legge, i magistrati che sono collocati in posizione di fuori ruolo per svolgere incarichi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (e pochi altri delicatissimi incarichi, come i capi di Gabinetto dei Ministeri) continuano anch’essi a percepire lo stipendio da magistrato, pur non facendo il lavoro, ed addirittura la indennità giudiziaria (quella che viene tolta al magistrato che si ammala, ma non al magistrato che lavora per Palazzo Chigi o che fa l’alter ego di un Ministro). Forse si sarebbe dovuto prima mettere mano a queste situazioni di privilegio (godute spesso da magistrati che lavorano per il Governo), prima di intaccare l’unica forma di sostentamento dei magistrati più giovani.

Qualche paragone

Lo stipendio dei magistrati, fino a qualche decennio fa (dopo il terrorismo, quando l’uccisione di un magistrato alla fermata dell’autobus aprì gli occhi dell’opinione pubblica sulle condizioni economiche in cui vertevano questi fedeli servitori dello Stato) era maggiore di quello di altri dipendenti pubblici.

Oggi, invece, un segretario comunale, un preside di una scuola, un consulente di qualche ministero prendono più di un magistrato, specie se ad inizio carriera. Se poi si calcolano i premi di produttività per i dirigenti pubblici, ma non per i magistrati, si capisce con chiarezza che effetto demotivante possa avere una decurtazione stipendiale.

L’attività di supplenza

Una cosa che spesso sfugge è che i magistrati svolgono la propria attività con passione ed impegno tali da sostituirsi (mancando le ricorse umane) anche al lavoro dei propri cancellieri. La legge prevede che ogni magistrato sia assistito in udienza da un cancelliere. I cancellieri non bastano, e non vengono assunti. Bene: il giudice fa il verbale scrivendo da sé (quanti avvocati aspetterebbero l’arrivo di una delle numerose segretarie?). Il giudice potrebbe scrivere le sentenze a penna, e farle dattilografare dal personale di segreteria. Ma è possibile con queste risorse umane? No. Quindi il giudice scrive le sentenze direttamente da solo al computer. Non c’è nessuno che porti i fascicoli in udienza? Bene, li porta il giudice. In un qualsiasi altro contesto lavorativo, si farebbe una causa per demansionamento. Oppure si salterebbe il lavoro (l’udienza) per problemi organizzativi insuperabili. I giudici no. Lavorano, in silenzio, senza protestare.

Un po’ di numeri: 10.000 magistrati per 200.000 avvocati

La pianta organica dei magistrati è rimasta quella degli anni ’70. Gli avvocati, invece, sono ormai quasi 200.000 in Italia. Si sono poi moltiplicate le fasi del giudizio ed i riti alternativi, che rendono incompatibile il giudice che ha già deciso su una parte della controversia.

Per ogni magistrato (10.000 circa) ci sono quindi 20 avvocati. Ma i magistrati non lavorano soli. Lavorano spesso in collegio, ed ogni causa ha diversi gradi di giudizio. Quindi per ogni causa possono essere impegnate anche decine di magistrati (pensiamo ad un giudizio penale: PM, GIP, GUP, collegio di primo grado, Corte di Appello, Corte di Cassazione, Tribunale del riesame, Tribunale di Sorveglianza, ecc. ecc.). Senza considerare poi che una causa “seriale” per gli avvocati (in cui cioè il problema è lo stesso, ma si fanno tante cause cambiando solo il nome delle parti) non lo è per i giudici, ai quali vengono assegnate le cause in base a meccanismi automatici, per garantire il rispetto del giudice naturale (questo non accade solo al TAR ed al Consiglio di Stato, ma avremo modo di parlarne). Inutile dire che l’uso dei mezzi informatici ha esasperato questa situazione.

Le alternative: il reperimento di fondi all’interno della Giustizia

Esistono alternative alla manovra, volendo restare nel comparto giustizia? Eccone alcune: il taglio delle consulenze, l’abolizione di privilegi che non hanno funzione retributiva, l’abolizione degli arbitrati che vedono l’amministrazione sistematicamente soccombente, la riduzione delle “auto blu”, il monitoraggio delle spese di affitto degli immobili degli uffici giudiziari, la razionalizzazione della rete degli uffici giudiziari, i doppi stipendi dei magistrati collocati fuori ruolo.

La violazione de principio di capacità retributiva

La manovra economica, recentemente approvata dal Governo con decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 e sottoposta alle Camere per la conversione, nel prevedere all’art. 9 il blocco degli automatismi
stipendiali (classi, scatti, adeguamento periodico e progressioni di carriera) introduce in via surrettizia una forma di prelievo tributario in aperto contrasto con i principi di uguaglianza, di capacità contributiva e di progressività sanciti dall’articolo 53 della Costituzione, colpendo in modo ingiustificatamente selettivo la retribuzione dei soli dipendenti pubblici, e, tra questi, in particolare, di quelli c.d. “non contrattualizzati”.

Stesso lavoro, metà retribuzione: gli scatti di carriera

Le misure in questione non solo prescindono dalla capacità contributiva dei destinatari ma hanno altresì l’effetto di colpire il reddito da lavoro dipendente in modo inversamente proporzionale all’entità della retribuzione, perpetrando una vera e propria ingiustizia in danno dei più giovani che notoriamente hanno stipendi di gran lunga inferiori rispetto ai colleghi con maggiore anzianità di servizio. In tal modo si reintroduce un assetto burocratico delle magistrature incentrato su un vero e proprio principio di “gerarchia retributiva”.

Il sistema degli automatismi stipendiali valevole per il personale non contrattualizzato e quello incentrato sulla contrattazione collettiva ed individuale, rappresentano entrambi meccanismi funzionali al riconoscimento in favore di tutti i lavoratori subordinati, pubblici e privati, di una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato, come prescritto, in via generale, dall’articolo 36 della Costituzione. Il blocco degli automatismi comporta che l’affinamento qualitativo della prestazione lavorativa derivante dalla maggiore anzianità ed esperienza nel servizio, soprattutto ove confortata dal positivo superamento della valutazione di professionalità o dal conseguimento di una qualifica superiore, anche solo a fini giuridici, non trovi corrispondenza alcuna nell’incremento retributivo dovuto, ponendosi in frontale contrasto con la suddetta regola di proporzionalità.

Cosa prevede la manovra
I magistrati, in particolare i più giovani, da questa manovra sono addirittura colpiti almeno quattro volte: nella riduzione percentuale dello stipendio, nel congelamento degli adeguamenti automatici, nel blocco degli scatti e delle classi stipendiali e, elemento di maggiore iniquità, nella sospensione degli effetti retributivi delle progressioni  di carriera. A ciò si aggiungono gli effetti indiretti sull’indennità di fine rapporto e sul trattamento di quiescenza.

Presentare la manovra come una “limatina” ai redditi superiori ai 150.000,00 euro è a dir poco fuorviante.

I numeri della manovra

Il concorso di tali misure determina effetti perversi: un magistrato che guadagna 150 mila euro (lordi) se ne vede decurtati circa 3 mila annui (lordi) per tre anni, mentre chi ne guadagna 70 mila o 40 mila (lordi) deve contribuire, rispettivamente, con circa 25 mila e 10 mila euro annui (lordi) per tre anni. I primi, oltre al taglio percentuale del 5 o 10 %, subiscono il blocco degli scatti nella misura del 2,5%; i secondi oltre al congelamento delle classi nella misura del 6%, subiscono il blocco di carriera per tre anni e quindi perdono i ben più consistenti benefici economici legati al superamento delle valutazioni di professionalità o di quelli connessi al conseguimento delle qualifiche superiori che si concentrano nella prima parte della vita professionale. Come detto, è nei primi anni di carriera poi che i magistrati sono costretti a sostenere rilevanti costi di trasferta per raggiungere sedi di servizio disagiate o comunque lontane dai luoghi di origine.

La penalizzazione dei giovani e la irragionevolezza del caso

Ma quello appena descritto non è il solo effetto irragionevole di questa modalità così asistematica e casuale di imposizione: nell’ambito delle stesse fasce concorsuali più giovani ed in virtù del mero caso, alcuni verranno colpiti in modo notevolmente più incisivo allorquando, per mera sfortunata coincidenza temporale, il diritto alla progressione di carriera maturerà, in tutto o in parte, proprio nel corso del triennio in cui le progressioni sono bloccate. Quanti invece andranno in valutazione o matureranno la qualifica superiore successivamente al 31.12.2013 non subiranno alcun pregiudizio economico in conseguenza del blocco delle progressioni di carriera. Analogamente, per alcuni il blocco degli scatti e delle classi potrebbe protrarsi per l’intero triennio, per altri per un solo anno.

L’iter precedente

Eppure il legislatore con l’art. 69 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con  modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel prevedere per la prima volta il differimento “una tantum”, di dodici mesi (ad oggi diventati quarantotto), della maturazione di scatti e classi, ha dimostrato di ben conoscere le conseguenze perverse della applicazione indiscriminata del blocco degli automatismi stipendiali nell’ambito di una categoria che contempla situazioni retributive assai variegate e differenziate; ed infatti per quanti fossero in procinto di maturare la classe stipendiale (incremento del 6%) ne ha previsto il blocco nel limite del 2,5%, pari cioè all’incremento, del pari congelato, spettante a quanti – i più anziani – avrebbero maturato lo scatto biennale. Ciò che rende viepiù arbitraria ed iniqua la previsione di cui all’art. 9 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 che, introducendo un sistema di blocco generalizzato degli automatismi, non tiene in alcuna considerazione la diversità di posizioni e la varietà di effetti che la misura è destinata a produrre.

Infine il passaggio al nuovo sistema di calcolo dell’indennità di fine rapporto secondo le regole di cui all’art. 2120 c.c. previsto dall’art. 12 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78  penalizza, ancora una volta, i magistrati più giovani che quindi sommano a danni presenti danni futuri.
In conclusione, gli appartenenti all’ordine giudiziario ed alle giurisdizioni speciali, non sono affatto animati dalla volontà di sottrarsi al dovere di contribuire al risanamento della finanza pubblica, come invece ripetutamente dichiarato in questi giorni da taluni esponenti politici e riferito da alcuni organi di stampa, ma giustamente lamentano la irragionevolezza di alcuni profili della manovra. Non è un caso che per la prima volta nella storia italiana, anche la IV sezione del Consiglio di Stato ha rappresentato l’intenzione di aderire allo sciopero.

È questo che, con lo sciopero, si cercherà i magistrati cercheranno di spiegare nei prossimi giorni.

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