La politica dei respingimenti nel Mar Mediterraneo “manca di dimensione umana, prima ancora che di dimensione cristiana: si scaricano su questi poveri che arrivano sui barconi tutte le politiche per contenere l’immigrazione illegale”. Lo denuncia  mons. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana. Secondo mons. Romeo, “ne’ con misure di legge, ne’ con imposizioni della polizia si possono portare le persone a riconoscere Dio nell’altro”.

“Si dice che il flusso migratorio si sia fermato, ma forse – ha osservato l’arcivescovo di Palermo intervenendo a Valderice al Migramed Forum-2010, l’iniziativa organizzata dal Coordinamento nazionale immigrazione di Caritas italiana in collaborazione con la delegazione regionale delle Caritas della Sicili – ma non e’ cosi’. Tutte le diocesi siciliane sono da sempre impegnate nell’accoglienza degli immigrati. Crediamo che se una societa’ e’ capace di rispettare e di inculcare il rispetto umano, anche gli immigrati possono essere interessati alla nostra fede. Ecco la grande responsabilita’ che abbiamo”.     “Non possiamo assolutamente dare copertura ad atteggiamenti di rifiuto o di larvato razzismo e xenofobia che emergono qua e la’ anche nella comunita’ ecclesiale”, occorre invece “accoglienza, dialogo, proposte”, occorre “uscire dal silenzio e dalla neutralita’”, ha affermato da parte sua mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo. “I famosi e deprecati respingimenti nel Mediterraneo – ha aggiunto – riguardano gli immigrati che si trovano in situazione di maggiore debolezza. E’ facile respingere i barconi e ‘sparare’, in senso metaforico, agli immigrati. Non e’ altrettanto facile porre un freno ed una disciplina all’80 per cento dell’immigrazione irregolare che sfugge al controllo ufficiale”.

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