Scajola cambia idea

Sembrava già pronto sul tavolo del ministro delle Attività produttive Claudio Scajola, un decreto di proroga degli incentivi alla rottamazione, seppur in forma ridotta, fino al giugno 2010. Lo aveva confermato anche il sottosegretario Stefano Saglia, parlando di "decreto con aiuti per l’auto, anche se di minor intensità e per un periodo più breve".

Poi, nel pomeriggio, la retromarcia dello stesso Scajola: “Per quest’anno niente incentivi al settore auto – dichiara – meglio concentrarsi su altri settori che hanno bisogno di essere spinti. Il comparto auto avrà aiuti che si limiteranno all’innovazione e della ricerca”. "Nessun problema – replicano dal Lingotto – come ha già detto il dottor Marchionne, ne possiamo fare a meno".

ZERO EURO? Dunque, niente soccorso di Stato, per quanto l’incentivo alla rottamazione non sia tecnicamente un aiuto alle imprese: è un’opportunità per i consumatori, di cui beneficiano tutti i produttori. Il presidente Fiat Luca di Montezemolo dunque ha ragione, il Lingotto continua a non ricevere un solo euro, in linea con quanto avvenuto fin dal 2004. Ma è davvero così?

Alcune risposte si possono leggere nei provvedimenti con cui la Commissione Europea che, vigilando sulla non distorsione della concorrenza, ha esaminato tutte le richieste di contributi alla Fiat (la raccolta in ordine cronologico è su ilsussidiario.net ).

Ebbene, il presidente dice (quasi) la verità: dal 2003 in poi il gruppo torinese ha effettivamente goduto di contributi statali non paragonabili a quelli degli anni precedenti, limitandosi a incassare 77,8 milioni di euro, suddivisi in tre tranches, sotto forma fondi destinati alla formazione dei dipendenti Fiat Auto e Comau (azienda controllata poi incorporata dalla casa madre)tra il 2003 e il 2008.

Tra il novembre 1999 e l’ottobre 2002 invece, la Commissione ha autorizzato, non ravvisando distorsioni alla concorrenza, contributi statali per oltre 200 milioni di euro a favore di quattro stabilimenti (Pomigliano d’Arco, Cassino, Termoli e Melfi) per la loro collocazione regionale, negandoli invece per Mirafiori Carrozzerie, Mirafiori meccanica e Rivalta Torinese.

TERMINI. Nell’aprile 2009, dopo una lunga pausa, sembrano tornare le vecchie abitudini, almeno sulla carta. C’è di mezzo Termini Imerese e non sbaglia del tutto il sottosegretario Saglia quando denuncia che "in Sicilia c’è un problema di responsabilità sociale d’impresa che riguarda il Lingotto: su quello stabilimento sono stati impegnati investimenti pubblici attraverso i contratti di programma".

Il 29 aprile 2009, la Commissione ha autorizzato "aiuti per investimenti a finalità regionale pari a 46 milioni di euro che le autorità italiane intendono concedere al gruppo Fiat per un progetto di investimento volto a produrre un nuovo modello di automobile in Sicilia. Gli investimenti previsti dal progetto – si legge nel comunicato stampa della Commissione – serviranno ad ampliare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, a modificare il processo di produzione e a diversificare la produzione. Gli investimenti permetteranno di salvaguardare i posti di lavoro esistenti nella regione".

Una decisione a suo tempo salutata con soddisfazione dal commissario europeo alla Concorrenza Neelie Kroes: "Questo progetto di investimento, che ammonta complessivamente a 319 milioni di euro di cui 46 garantiti dalle autorità italiane, consentirà a Fiat di produrre a Termini Imerese una nuova vettura del marchio Lancia che sostituirà l’attuale Lancia Ypsilon".

Che fine hanno fatto questi soldi? Secondo il Lingotto sono stati richiesti, autorizzati ma mai incassati: "Il finanziamento – dichiarano dalla Fiat – faceva parte di un contratto di programma mirato effettivamente alla produzione di un nuovo modello Lancia. Ma non è stato ritenuto di fare gli investimenti necessari. Dunque, per quanto ne avessimo diritto, quei soldi non sono mai stati utilizzati".

Addio nuova Lancia e, soprattutto, addio Termini Imerese. Dunque Montezemolo ha detto la verità? Per la Cgia di Mestre le cose non stanno esattamente così. Secondo l’ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre ammonterebbero a 270 milioni di euro i contributi a fondo perduto e i finanziamenti agevolati ricevuti a vario titolo dal colosso torinese negli ultimi tre anni. Si tratterebbe per l’esattezza di 193 milioni in totale, dal 2006 al 2008, di finanziamenti per aree depresse o in declino industriale e di 77 milioni di finanziamenti a fronte di progetti pluriennali in ricerca e innovazione.

Da il Fatto Quotidiano del 10 febbraio

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