L’azienda in crisi di Tarantini acquistata dal fratello del braccio destro di Bertolaso. Piovono 300.000 euro nelle tasche del ragazzo che portava le escort a Berlusconi

di Antonio Massari

L’azienda di Tarantini salvata da un uomo molto vicino alla Protezione civile. E’ questo il lato interessante della parabola di Tecnohospital, la società di Gianpi Tarantini, l’uomo che portò Patrizia D’Addario da Silvio Berlusconi. “Gianpi” ha sempre tenuto fuori il premier dalla vicenda escort, sottolineando a più riprese che i soldi versati alle donne, per essere accondiscendenti con il premier, erano sempre stati versati, da lui stesso, all’insaputa di Berlusconi.

La sua verità ha risparmiato al presidente del Consiglio parecchi imbarazzi, dopo averne creati altrettanti, per avergli presentato una donna che ha registrato Berlusconi fin dentro la camera da letto. Ma perchè Tarantini aveva tanta premura di presentare belle donne al premier? Tarantini, pochi mesi fa, dichiarò agli inquirenti che intendeva avvicinare la Protezione Civile: era quello – ha dichiarato – uno degli scopi per i quali aveva avvicinato Berlusconi.

Oggi scopriamo che nella compravendita della società di Tarantini, un incrocio con la Protezione Civile – o meglio: con una persona considerata il “braccio destro” del suo capo, Guido Bertolaso – c’è. Seppure incidentalmente. La Tecnohospital, azienda di Tarantini, che commerciava protesi sanitarie, aveva fatto affari con tutta la Puglia, incassando milioni di euro dalla sanità pubblica.

La stessa Tecnohospital è finita poi nel ciclone delle indagini, condotte dalla Procura di Bari, sulla corruzione nell’ambito della sanità pubblica, inchiesta che sta facendo tremare molti colletti bianchi della regione. Un’azienda che scotta, quindi, vista la mole di sospetti che la riguardano. Un’azienda che potrebbe avere parecchi problemi a restare sul mercato, considerata la pessima pubblicità ottenuta dalle vicende giudiziarie. Eppure c’è qualcuno che l’ha acquistata.

Per 300 mila euro. Nonostante l’azienda abbia debiti per circa 6 milioni di euro.
L’acquirente si chiama Gian Luca Calvi, amministratore della società Myrmex spa, che si occupa dello stesso ramo – commercializzazione delle protesi – e lo fa ad alti livelli. Myrmex acquista la Tecnohospital (nel frattempo passata nelle mani della madre di Tarantini, Maria Giovanna Tattoli, – così recita il contratto, stipulato il 22 dicembre 2009, e protocollato il 12 gennaio 2010 – senza acquisirne i debiti, i crediti e le giacenze. Non si accolla quindi i sei milioni di debito. Tra i quali, peraltro, compaiono anche debiti della stessa Tecnohospital con la Myrmex.

L’azienda della famiglia Tarantini resta comunque in vita e, almeno, può recuperare 300 mila euro in un momento di grossa crisi finanziaria. Un salvataggio perfettamente riuscito. Il fatto interessante, però, è che la ciambella sia partita proprio da Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, presidente della Eucentre, organismo – senza scopo di lucro, si legge nella home page – fondata proprio dalla Protezione Civile. E soprattutto referente, per la protezione civile, del progetto C.A.S.E., a l’Aquila, per la ricostruzione post terremoto. Gian Michele Calvi è definito da molti, ormai, una sorta di braccio destro di Bertolaso.

Torniamo alla compravendita. Con una premessa necessaria: Myrmex e Tecnohospital si “conoscevano” da tempo. Myrmex s’impegna ad acquistare – è scritto nel contratto – “alcuni beni aziendali come immobili, mobili e le attrezzature, software, diritto di utilizzare l’immobile adibito a sede sociale”. I 300 mila euro saranno versati “quando il tribunale di Bari stabilirà con decreto di ammissione al concordato preventivo”. Il concordato preventivo è un passaggio giudiziario delle procedure fallimentari.

Ulteriore segno che la società versa in gravi condizioni. Altro punto interessante del contratto è il seguente: la Myrmex, che acquista la società di Tarantini, è creditrice, proprio dalla Tecnohospital, di ben 1 milione e 603 mila euro. E il salvataggio dell’azienda – leggendo quest’ultimo particolare – si fa ancora più interessante. È vero che la Tecnohospital ha chiuso in questi anni contratti per milioni di euro con la pubblica amministrazione pugliese.

Ed è vero che Tarantini dovrebbe incassare ancora parecchi di questi soldi. Ma è anche vero che la Myrmex non ne avrà diritto: l’azienda di Calvi, infatti, comprando per 300 mila euro, rinuncia sia ai debiti, sia ai crediti. In serata Gian Luca Calvi non ha voluto rispondere telefonicamente alle domande del Fatto nè sull’acquisto della società nè sulla parentela con Gian Michele.

da il Fatto Quotidiano del 4 febbraio
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