Quando mi sono svegliata, dal finestrino ho visto nevi presumibilmente polacche su campi presumibilmente polacchi. Dico "presumibilmente" perché ero convinta fossimo in Slovenia, mentre altri affermavano stessimo attraversando la Repubblica Ceca. Ore dieci, in un vagone che somiglia più a una cella frigorifera parlano Nori e Lucarelli. Insolita lectio che frantuma le mie certezze letterarie e filosofiche, ma che in un certo senso mi fa sentire sollevata di non dover dimostrare al mondo quanto il Prof. sia stato bravo a spiegare Platone. Poi si torna ai tanto amati scompartimenti, palcoscenico delle nostre riflessioni. Manca poco a Cracovia, quindi non siamo né in Slovenia né in Repubblica Ceca. Forse è meglio suonare un po’ la chitarra. Cracovia è proprio bella. Nel pomeriggio un’uscita clandestina ci ha permesso di ammirare il centro. La cena in Hotel…sorvoliamo. Meglio fare una lunga doccia calda che sancisce il termine di questa giornata. Sotto il getto avvolgente della doccia non avrei mai immaginato ciò che avrei visto nei giorni seguenti. Non avrei mai immaginato una pianura vuota ed apatica su cui sorgono strane baracche. Non avrei mai immaginato di calpestare ceneri che sessantacinque anni fa avevano un odore dolciastro. Non lo avrei immaginato e non volevo immaginarlo. Si sta tanto bene sotto il getto avvolgente della doccia.

Veronica Botti, II^d Liceo Classico Muratori, Modena.

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