In ritardo sulla toponomastica, in anticipo sul decennale. Anche Minzolini celebra Craxi a telecamera unica all’ora di cena: “Craxi è stato trasformato nel capro espiatorio di un sistema che era stato l’ultimo residuo della guerra fredda, una democrazia costosa permise al paese di restare per 50 anni nel mondo libero”. Il quarto editoriale di Minzolini è un trattato di revisione storica. Il ragionamento: “Il reato portante di Tangentopoli, cioé il finanziamento illecito ai partiti, era stato oggetto di un’amnistia appena due anni prima. La verità è che ad un problema politico fu dato una soluzione giudiziaria e l’unico che ebbe il coraggio di porre in questi termini la questione, cioé Craxi, fu spedito alla ghigliottina. Per questo s’è rifiutato di vestire i panni dell’imputato”. Conclusione: “Era uno statista”. Di più: “Insieme a Reagan e papa Giovanni Paolo II ha messo in crisi l’Urss”. E subito Antonio Di Pietro ha annunciato querela contro l’editoriale.

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Minzolini, Craxi e il padrone delle televisioni

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