In Calabria il Pdl si divide: troppi i candidati vicini ai boss della ‘Ndrangheta a sostegno di Scopelliti

La bomba alla Procura generale di Reggio Calabria è un messaggio chiaro alla politica. Dieci chili di tritolo e una bombola di gas sotto quegli uffici che stanno rileggendo vecchi fascicoli, incartamenti dimenticati, utili, però, a ricostruire il mosaico maleodorante dei rapporti tra ‘Ndrangheta e Pubblica amministrazione.

In una intercettazione del 2004, Domenico Libri, capo di una delle famiglie che dominano Reggio, parla con Matteo Alampi, un imprenditore in odor di mafia. La guerra tra i Libri e i Condello è finita (di Pasquale Condello ‘o supremu, Libri dice “E’ tra i migliori uomini di Reggio”), ora si pensa agli affari. Le società miste sono il nuovo business della ’Ndrangheta. “Io ho una possibilità al comune”, dice il boss Libri. “Nel comune, cinque società, una per il box service delle pulizie, un’altra per recuperare le buste…poi voi nella vostra saggezza lo potete valutare”, replica l’imprenditore.

Il meccanismo è semplice e lo spiega Alampi, la partecipazione dei privati alle società col 49% deve prevedere la presenza di persone e ditte del nord per non destare sospetti. “Non mi interessa la galera, non mi interessa che gli freghiamo i soldi allo Stato”. Mafia e politica, un tema che in questi giorni di preparazione delle liste sta dilaniando il Pdl calabrese. “Il nostro partito non può essere virtuoso in Lombardia e vizioso in Calabria. No a personaggi conniventi, non possiamo tollerare candidati chiacchierati”. Nero su bianco, scritto in un documento del Pdl della provincia di Cosenza.

La più grande della regione, dominata dai fratelli Gentile, Tonino, senatore e Pino, capogruppo alla Regione. Fedelissimi di Peppe Scopelliti, il sindaco di Reggio in corsa per diventare governatore. Sono loro che stanno gestendo la partita delle candidature e senza tanta puzza sotto il naso. Sergio Bartoletti, il coordinatore provinciale del partito, che di dubbi invece ne aveva tanti, è stato dimissionato con la forza. I suoi supporter hanno scritto una durissima lettera a Denis Verdini e a Silvio Berlusconi ma il povero Bartoletti ha tentato di dissuaderli. “Lasciate perdere ho subito minacce e ho paura per la mia famiglia”.

Ma chi sono i “conniventi” e i “chiacchierati” che il Pdl, direttamente nelle liste del partito, o indirettamente in quelle che sosterrano la coalizione di Scopelliti, si appresta a portare alla Regione? Tanti. I nomi circolano, qualcuno è già in campagna elettorale. Franco La Rupa nel 2005 venne eletto consigliere regionale nell’Udeur, per lui i magistrati della Direzione antimafia di Catanzaro hanno chiesto quattro anni di galera. Era un uomo legatissimo al boss Tommi Gentile, di Amantea, città di mare della quale La Rupa è stato sindaco. Per i pm l’ex consigliere era “socio occulto di Gentile”. Insieme avrebbero addirittura acquistato una motonave, ma gli interessi del boss erano legati alla gestione del porto.

E quando l’onorevole litiga con il suo vicesindaco, Tommaso Signorelli, che i magistrati collocano tra i “referenti politici del clan Gentile”, il boss lo convoca. “Andate a casa, portatemelo, se non vuole venire straziatilu (picchiatelo, ndr), ma portatelo qui La Rupa”. C’è un pranzo chiarificatore nel giugno 2006, l’onorevole, annotano i pm, “è pallido in volto, mentre il boss gli tira palline di pane”. Tommaso Signorelli, politico “a disposizione”, e già membro dell’assemblea costituente del Pd, ora si candida con i socialisti di Saverio Zavettieri. Assieme al “pallido” La Rupa, candidato pure lui con l’Udeur, sosterrà Scopelliti.

Cosimo Cherubino è un altro candidato. Lo arrestarono nel 2000, quando era consigliere provinciale dello Sdi con l’accusa di essere troppo vicino alle cosche di Siderno. Assolto, fu anche risarcito dallo Stato per ingiusta detenzione. Luigi Garofalo, ex consigliere provinciale di Cosenza, alle ultime elezioni provinciali non ce l’ha fatta. Poco male, perché Mario Oliverio, Pd e presidente della provincia, gli ha riservato un posto di rilievo nella sua segreteria. Coinvolto nel processo “Omnia”, i giudici hanno chiesto per lui una condanna a 4 anni. E’ candidato nelle liste del centrodestra.

Interi blocchi di potere si stanno muovendo in queste settimane in Calabria. Detentori di importanti pacchetti di voti passano dal centrodestra al centrosinistra, accadde anche nel 2005, quando Mimmo Crea, già assessore nella giunta di centrodestra, fu accolto nelle liste di Loiero a braccia aperte e grazie alle pressioni di leader nazionali del centrosinistra. Ora è in galera per mafia.

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