di Antonio Padellaro

Se l’ingegner Carlo De Benedetti, proprietario del gruppo Repubblica-Espresso, denuncia la manomissione dell’auto non escludendo un’azione di spionaggio ai suoi danni, sa quel che dice.

Se Vittorio Feltri, direttore del Giornale, rivela l’esistenza di altri video hard con trans in compagnia di politici, dice quel che sa.

Non è casuale che nella stessa giornata giungano, clamorosi e inequivocabili nuovi segnali sulla furibonda guerra di veleni e ricatti in corso sotto la superficie della palude Italia.

Che poi spioni e viados rispuntino mentre deflagra lo scontro tra Berlusconi e Fini e si torna a parlare di elezioni anticipate, tutto sembra meno che fortuito. Né sembra reggere più la distinzione tra cronaca politica e cronaca nera (tutto è nero). O tra cronaca vera e cronaca falsa (fa lo stesso).

Se, per esempio, all’origine del caso Marrazzo vi sono evidenti elementi di fatto (un video compromettente, forse due), il caso Mussolini scoppia sulla base del solo annuncio di un video altrettanto intimo, di cui però nessuno può dimostrare l’esistenza.

Calunniate, diceva quel tale qualcosa resterà. Tanto più che nel nostro strano paese se qualcuno ha qualcosa di ricattabile in mano, chissà perché, corre subito a dirlo al presidente del Consiglio. Lungi da noi l’idea che esista una centrale di arsenico e pugnali.

Ma che esperti del ramo stiano, come si dice, attenzionando l’editore di Repubblica, il giornale delle dieci domande al premier sulle sue frequentazioni di escort e fanciulle in fiore, qualche interrogativo lo pone.

Né la Roma del potere può stare tanto tranquilla se a parlare della nuova produzione di video-trans è il giornalista che ha distrutto il direttore dell’Avvenire Boffo e costretto lo stesso Fini a sporgere querela dopo un articolo nel quale lo si accostava a una storia di prostituzione.

Non sappiamo se i lampi di queste ore preannuncino altre tempeste di fango. Certo è che tira una bruttissima aria.

da Il Fatto Quotidiano del 3 dicembre

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