La Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio di Antonio Bassolino e altre quattro persone per un filone secondario delle inchieste sul disastro monnezza in Campania, riguardante le consulenze del commissariato di governo. Ma sul processo nato dall’inchiesta principale, in corso da un anno e relativo alla fallimentare gestione complessiva del ciclo dei rifiuti, incombe il rischio della prescrizione. Lo ricordano in due interviste al Velino il presidente del Tribunale di Napoli, Carlo Alemi, e il capo del pool ecologia della Procura, Aldo De Chiara. Il processo affronta notizie di reato risalenti ai primi anni 2000. Ventotto gli imputati, tra cui i vertici della Fibe-Impregilo e il presidente della Regione, Bassolino, che ha ripetutamente proclamato la propria innocenza. Sui tempi del dibattimento, che si trascina stancamente quasi tutti i mercoledì di fronte alla Quinta Sezione Penale di Napoli, grava la richiesta di ascoltare 536 testimoni. La prescrizione «sarebbe una grave sconfitta per il sistema giustizia» afferma Alemi. De Chiara aggiunge: «Questo dibattimento si doveva fare tutti i giorni, ma non si fa perché chi deve decidere, crede che questo sia un processo come gli altri e non è così, perché i fatti riguardano una vicenda che la gente vuol vedere chiarita».

Nove anni fa Bassolino la pensava esattamente come Alemi e De Chiara. Era il 16 novembre del 2000 quando, dal pulpito di un convegno di Legambiente, il Governatore arringava la platea affermando: «La prescrizione dei reati nel processo per il terremoto dell’Irpinia: questa sì che è una sconfitta dello Stato». Pochi giorni prima in un’intervista a Repubblica il procuratore capo Agostino Cordova aveva provocatoriamente sollecitato i 77 imputati di quel maxi processo, quasi tutta la nomenklatura campana Dc e Psi della Prima Repubblica, molti dei quali si dichiaravano innocenti, a rinunciare alla prescrizione data ormai per certa negli ambienti giudiziari. Naturalmente non ci rinuncerà nessuno e il processo arenerà nel maggio 2002 in una sentenza di prescrizione tombale, nonostante decine di richieste di condanna per un totale di un secolo e mezzo di carcere. In appello le prescrizioni verranno confermate quasi in blocco e sarà condannato solo l’ex governatore Antonio Fantini, che ha presentato ricorso in Cassazione.

In quel convegno ambientalista Bassolino tuonò: «E’ una pagina molto triste, ci sono stati tempi lunghissimi anche in rapporto a reati quali la corruzione, l’arricchimento personale e altri illeciti andati oltre ogni limite. Questo deve rappresentare una lezione per tutta la democrazia italiana affinché fatti del genere non si possano ripetere. Un paese civile ed europeo, assieme all’euro, deve essere all’altezza anche in altri campi, tutte le forze dello Stato facciano un serio esame dei mali molto profondi che riguardano tempi e modi dell’amministrazione della giustizia». E a proposito delle parole di Cordova disse: «Comprendo bene questa considerazione: se quegli imputati si sentono innocenti, dimostrino la loro innocenza e non badino alla prescrizione».

Nove anni dopo, la prescrizione rischia di cancellare un altro maxi processo, quello per l’emergenza rifiuti in Campania, nel quale è imputato anche Bassolino. Siamo in attesa di sapere il Governatore come si regolerà con se stesso.

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