Molti anni fa quando Berlusconi annunciò la sua discesa in campo Eugenio Scalfari, senza sottovalutarne la pericolosità, lo definì “un impresario”. E, un impresario, cioè un organizzatore di spettacoli, Papi Silvio si è dimostrato tra i migliori al mondo, forse il migliore in assoluto. Che lo ‘spettacolo’ del G8 dell’Aquila sia riuscito bene, nessun dubbio. Lui, poi, occorre riconoscerlo ama l’azzardo ed è anche fortunato visto che nei giorni del vertice il sisma non si è fatto sentire neppure con una scossettina. L’uomo, infine, sa come vendere il prodotto anche se a pagarlo siamo noi. A questo proposito sarà interessante conoscere il costo esatto di una manifestazione di forte immagine ma di deboli risultati.

Parole Parole
Che il G8 sia stato ancora una volta una fiera delle buone intenzioni lo riconoscono tutti i giornali e i giornalisti non sul libro paga del cavaliere. Promesse a futura memoria. Dalla retorica sui bimbi affamati dell’Africa (a cui come osserva Bob Geldof fino ad ora sono giunte sole le briciolie dei miliardi promessi). All’emergenza clima che verrà risolta (forse) nel 2050 quando chissà come sarà ridotto il nostro povero pianeta.

Miele e saliva
Del G8 aquilano restano comunque indelebili le conferenze stampa di B (sempre concluse con un applauso dei presenti come al festival di Sanremo). Zeppe di comparse opportunamente arruolate per sembrare giornalisti. Che spesso non rivolgevano domande bensì elogi inzuppati di miele e saliva. Fino al punto da imbarazzare lo stesso premier preoccupato che i suoi ospiti si rendessero conto di come ha ridotto l’informazione in Italia.

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